Secondo il responsabile dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, le sanzioni potrebbero interrompere il funzionamento delle navicelle russe che riforniscono l’Iss, interessando di conseguenza il segmento russo della stazione che aiuta, tra l’altro, a correggere la sua orbita. Il rischio quindi è quello di un ammaraggio o di un atterraggio della stazione sul suolo terrestre.
“Il segmento russo assicura che l’orbita della stazione sia corretta (in media 11 volte l’anno), anche per evitare detriti spaziali”, ha affermato Rogozin. Pubblicando una mappa dei luoghi in cui la Iss potrebbe eventualmente cadere, ha sottolineato che è improbabile che ciò accada in Russia. “Ma le popolazioni degli altri Paesi, soprattutto quelle guidate dai guerrafondai, dovrebbero pensare al prezzo delle sanzioni contro Roscosmos“, ha proseguito, definendo “pazzi” i Paesi che hanno imposto le sanzioni.
Il primo marzo scorso, la Nasa ha detto che stava cercando di trovare una soluzione per mantenere l’Iss in orbita senza l’aiuto della Russia. Equipaggi e rifornimenti vengono trasportati nella parte russa dalla navicella Soyuz. Ma Rogozin ha affermato che il lanciatore utilizzato per il decollo è “sottoposto alle sanzioni Usa dal 2021 e di quelle dell’Ue e del Canada dal 2022”.
Roscosmos ha quindi affermato di aver lanciato un appello alla Nasa, all’Agenzia spaziale canadese e all’Agenzia spaziale europea, “chiedendo la revoca delle sanzioni illegali contro le nostre compagnie”.
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