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Trova 161 milioni di lire nella cassapanca della nonna a Sondrio, ma la Banca d’Italia non li converte più in euro

Pubblicato il 15 Marzo, 2024

La narrazione che stiamo per presentarvi vi lascerà senza parole. La moneta italiana, la lira, è stata utilizzata come valuta ufficiale del paese dal 1861 al 2002, quando l’introduzione dell’euro ha posto fine definitivamente alla sua circolazione legale. Ogni lira era suddivisa in 100 centesimi. È stata una sorpresa agrodolce per un residente di Sondrio trovare 161 milioni di lire in un antico baule della nonna.

Un uomo residente a Sondrio ha fatto una scoperta amara. Dopo aver rinvenuto 161 milioni di lire in un antico scrigno appartenuto alla nonna, ha appreso che la Banca d’Italia non accetta la conversione di vecchie monete in euro. La notizia è stata riportata da Repubblica, spiegando che l’uomo, impiegato precario di un call center identificato come “signor Lorenzo” dal quotidiano, ha cercato di riscuotere la somma presso gli uffici della Banca d’Italia, ma ha ricevuto una risposta negativa in quanto le vecchie lire non hanno più valore e non possono essere convertite. Infatti, il 28 febbraio 2002, le banconote e le monete in lire hanno perso il loro status di corso legale. La scadenza per la conversione delle banconote non scadute in lire era fissata al 28 febbraio 2012 (Legge n. 96/1997, art. 3, comma 1).

UNA STORIA INCREDIBILE

Dopo l’impedimento, il cittadino di Sondrio ha cercato assistenza legale presso Giustitalia, un’organizzazione che si batte per i diritti dei consumatori. “Riceviamo circa 30 richieste simili al giorno”, hanno spiegato due avvocati dell’associazione a Repubblica, Francesco Di Giovanni e Luigi De Rossi, sottolineando che “alcune somme sono notevolmente considerevoli, persino superiori a quella del signor Lorenzo. Il principio fondamentale è che i risparmiatori non godono di alcuna tutela da parte delle istituzioni. Questa mancanza normativa è una peculiarità esclusiva dell’Italia. Negli altri Paesi dell’Unione europea, è possibile convertire vecchie valute in qualsiasi momento, senza limiti temporali”.

Attualmente, secondo quanto spiegato dai due avvocati, vi sono due interpretazioni giuridiche divergenti: da un lato, la Banca d’Italia si basa sulla prescrizione decennale, che limita la possibilità di conversione dopo dieci anni, mentre dall’altro lato, il Codice Civile stabilisce che la prescrizione inizi a decorrere dal momento in cui il diritto può essere fatto valere. Gli avvocati di Giustitalia sostengono che il diritto di conversione dovrebbe partire dal momento in cui il denaro è stato rinvenuto:

“La problematica è relativamente recente e l’ago della bilancia è proprio la decorrenza di questa prescrizione. Noi sosteniamo, in base al codice civile, che il diritto debba decorrere dal momento in cui il soggetto può farlo valere. Ad esempio dal momento del ritrovamento”. Infine, i due avvocati hanno specificato che “una causa civile può durare anche due anni senza garanzia di successo”.

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