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Ucciso involontariamente dal padre in retromarcia, lo strazio del nonno di Matteo: “Stava prendendo il pallone”

Pubblicato il 19 Aprile, 2024

Impossibile soltanto lontanamente immaginare la potenza del dolore. Quello che imporrà la sua oppressiva, schiacciante presenza per il resto dei suoi giorni. Una tragedia che turba, quella che ha colpito la famiglia di Matteo Vidali, appena 20 mesi, ucciso involontariamente dal padre. Dal padre, che non riesce, non può darsi pace.

Una retromarcia con l’auto fatale, il piccolino che viene investito, l’agonia durata tre giorni in ospedale, il cielo di Casier, centro in provincia di Treviso teatro dell’incidente, cupo.

I medici hanno fatto tutto quel che potevano per salvare Matteo, ma le lesioni cerebrali provocate dall’impatto non gli hanno, purtroppo, lasciato scampo.

“Matteo ha combattuto come un piccolo guerriero“, ha detto il padre dopo che i medici gli hanno dato la notizia che nessun genitore vorrebbe mai ascoltare.

“Appena mi sono accorto di quello che è successo l’ho preso in braccio e l’ho caricato in macchina e siamo corsi al pronto soccorso. Non ho pensato a nulla, neanche a chiamare i soccorsi. Dovevo far presto, dovevo salvare la vita del mio bambino. Lo abbiamo preso così com’era senza domandarci se fosse la cosa giusta. Non si tratta di sangue freddo, era l’unica cosa che sono riuscito a fare“, ha raccontato fra le lacrime.

Sconvolto anche il nonno, che con il Gazzettino ha condiviso il suo dolore.

“Lo ricordo ancora davanti agli occhi e spero che ora sia veramente in Paradiso. Un angelo, era proprio un angelo“, ha detto.

Stava giocando in cortile, correva dietro al pallone che era andato sotto alla macchina e ha cercato di prenderlo. Quando succedono queste cose passano tantissimi pensieri per la testa. Vivremo per la sorellina ora, sarà lei il punto focale. Le maestre e gli psicologi le stanno dando una grossa mano, è una tragedia grande”, ha concluso.

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