“Hanno usato questi colloqui – continua – come un modo per distrarre l’attenzione da ciò che sta accadendo sul campo di battaglia. Non si cerca la pace e allo stesso tempo si bombardano città su larga scala”.
Putin chiede che l’Ucraina accetti la neutralità e non presenti domanda di adesione alla Nato. Allo stesso tempo la Russia chiede che il Paese sia sottoposto a un processo di disarmo, una condizione che potrebbe presentare delle criticità. Il Cremlino vuole riconoscimento e protezione per la lingua russa, ma poi pretende anche la “de-nazificazione” del Paese. Un ostacolo importante, alla luce del fatto che Zelensky stesso appartiene a una famiglia ebrea che ha perso membri nei campi di concentramento nazisti.
La diplomazia turca tuttavia, attivissima su entrambi i fronti, ritiene di poter lavorare su questo punto preparando un documento che condanni tutte le forme di nazismo, promettendo di agire per eliminarle. Secondo il portavoce e consigliere del premier turco Erdogan, Ibrahim Kalin, il secondo pacchetto di richieste di Putin, però, complicherebbe le cose. Kalin non fornisce dettagli, ma fa riferimento allo status dell’intero Donbass e al riconoscimento del passaggio alla Russia della Crimea.
Quest’ultimo rappresenta un boccone amaro per la Turchia, linguisticamente e culturalmente vicina ai tartari della penisola che ha scelto Mosca con il referendum del 2014. Referendum mai accettato da Ankara. Se la Russia chiederà a Kiev di rinunciare all’Ucraina orientale potrebbe essere più complicato per Ankara mediare e la decisione spetterebbe inevitabilmente ad Erdogan.
Kalin ha specificato che Putin è stato chiarissimo e preciso nell’esporre le proprie richieste. Erdogan, dopo aver rifiutato di applicare le sanzioni alla Russia, uno strumento cui non crede, sembra l’unico capo di stato all’interno della Nato a vantare un filo diretto con il presidente russo, su cui il leader turco ha intensificato il pressing per convincerlo a sedere al tavolo con Zelensky. Un obiettivo cui il presidente lavora da mesi, rispetto al quale ha ottenuto il si di Zelensky, senza però riuscire a convincere Putin, obiettivo su cui Ankara continua a lavorare, dialogando su entrambi i fronti e mantenendo un atteggiamento neutrale.
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