Dall’Ucraina giunge un altro, straordinario nella sua drammaticità, documento di quel che sta accadendo.
Non si sa dove ci troviamo, quale sia esattamente la zona che è sotto attacco dell’esercito russo durante la registrazione. Il ministero della Difesa ucraino ha autorizzato la diffusione, vietando, però, i dettagli sul luogo e sul battaglione. Tantomeno sull’autore.
Di certo un militare. Un giovane militare ucraino, che vuole mostrare cosa significa stare in prima linea, resistere dalla trincea, viverla, farne parte, diventarne materia che improvvisamente affiora per sparare, per rispondere alla volontà di uccidere cercando di uccidere, alla morte con la morte.
Attorno a lui si sentono gli spari, il fischio velenoso della pallottole che passano vicino, il rumore sordo, pesante dei bombardamenti, il ticchettio granuloso della terra sparpagliata dalle esplosioni, pioggia sporca di fango e schegge che soffocano l’aria.
E lui che controlla il cellulare, il mitra in mano, a volte si ripara la testa con le mani, a volte spara.
Un video dall’inferno. Dove tutto si annulla. E la banalità della quotidianità diventa quella della guerra.
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