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La UE vuole la USB-C come standard

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Le porte Usb-C sono state scelte come il formato standard per tutti i dispositivi interessati. I consumatori potranno in tal modo ricaricare i loro dispositivi con lo stesso caricabatteria, indipendentemente dal marchio.

La Commissione europea ha proposto una nuova direttiva che imporrà una soluzione unica di ricarica standardizzata per tutti gli smartphone e altri dispositivi elettronici (tablet, videocamere digitali, cuffie, auricolari, console portatili per videogiochi e altoparlanti portatili), garantendone l’interoperabilità con gli alimentatori esterni.

Le porte Usb-C sono state scelte come il formato standard per tutti i dispositivi interessati. I consumatori potranno in tal modo ricaricare i loro dispositivi con lo stesso caricabatteria, indipendentemente dal marchio. Saranno inoltre armonizzate le tecnologie e la velocità di ricarica rapida, e verrà offerta ai consumatori la possibilità di scegliere se acquistare un nuovo dispositivo elettronico con o senza un nuovo caricabatteria. I consumatori dovranno essere informati sulle caratteristiche e le prestazioni di ricarica dei dispositivi elettronici.

USB Type-C

La Commissione, ricorda una nota di Bruxelles, sostiene una soluzione di ricarica standardizzata per i telefoni cellulari e i dispositivi elettronici analoghi dal 2009, quando promosse un accordo volontario a livello di settore che portò all’adozione di un primo protocollo d’intesa, con cui il numero di soluzioni di ricarica disponibili sul mercato passò da trenta a tre. Il protocollo d’intesa è scaduto nel 2014 dopo due lettere di rinnovo. Un nuovo accordo proposto dal settore nel 2018 non ha soddisfatto le aspettative della Commissione e neppure quelle dei consumatori dell’Ue, in quanto non avrebbe reso possibile una soluzione di ricarica standardizzata.

La Commissione ha dunque deciso di adottare un approccio legislativo e ha proposto oggi la direttiva. La soluzione standardizzata e il fatto che gli smartphone non dovranno più essere venduti con il caricabatteria contribuiranno, secondo l’Esecutivo Ue, al riutilizzo dei dispositivi di ricarica e aiuteranno i consumatori a risparmiare 250 milioni di euro all’anno. La vendita separata dell’alimentatore esterno consentirà inoltre di ridurre l’estrazione delle materie prime necessarie per i caricabatteria nonché la loro produzione, il trasporto, il loro uso e smaltimento. Verranno quindi ridotti i rifiuti elettronici di circa 1.000 tonnellate all’anno, con una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra di circa 180.000 tonnellate di CO2 all’anno.

La proposta della Commissione non stabilisce requisiti tecnici riguardo ai dispositivi di ricarica senza cavo, una tecnologia ancora in fase di sviluppo, al fine di rendere possibile l’innovazione in questo settore. I fabbricanti resteranno quindi liberi di includere nei loro prodotti qualsiasi soluzione di ricarica senza cavo in aggiunta alla soluzione di ricarica tramite la porta Usb-C.

Lo scorso anno, ricorda la Commissione, sono stati venduti nell’Unione europea circa 420 milioni di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici portatili. In media un consumatore possiede circa tre caricabatteria per telefoni cellulari e ne usa due regolarmente. Il 38% dei consumatori ha dichiarato di aver incontrato difficoltà almeno una volta nel ricaricare il proprio telefono cellulare perché i caricabatteria disponibili erano incompatibili.

I consumatori spendono circa 2,4 miliardi di euro l’anno per acquistare caricabatteria separati non compresi nell’acquisto dei loro dispositivi elettronici. La proposta di direttiva dovrà ora essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue secondo la procedura legislativa ordinaria (co-decisione). Un periodo transitorio di 24 mesi dalla data di adozione darà all’industria un ampio margine di tempo per adeguarsi alle nuove prescrizioni prima della loro entrata in applicazione, vale a dire non prima del 2024.

Apple voce fuori dal coro: iPhone portless?

Dato che in ambito Android la quasi totalità degli smartphone usa ormai da anni la porta USB-C, in linea teorica la proposta della Commissione europea, qualora andasse in porto, toccherebbe principalmente Apple: dopo una strenua resistenza, la casa di Cupertino potrebbe finalmente convincersi a realizzare un iPhone con porta USB-C.

In realtà, il colosso californiano potrebbe tranquillamente continuare a fare la voce fuori dal coro e, anziché uniformarsi allo standard, completare la conversione al wireless eliminando del tutto la porta di ricarica dai futuri iPhone.

D’altronde il caso di Apple è indubbiamente particolare: pur avendo adottato la porta USB-C su iPad Pro, su iPad Air e su iPad Mini, ha mantenuto la porta Lightning sia su iPad di nona generazione – che però è un mero aggiornamento “sotto il cofano” del vecchio modello – che sull’intera serie iPhone 13. Una decisione che, assieme all’inclusione in confezione di un cavo USB-C-Lightning, stride col proposito ambientalista proclamato eliminando il caricabatterie dalla scatola.

Anche di fronte alla mossa dell’UE, insomma, Apple potrebbe continuare a fare a modo proprio e il motivo è semplice: la proposta della Commissione europea, così come è stata formulata, tocca soltanto la ricarica cablata, senza mirare a rafforzare ancora le norme sulla ricarica wireless. Un portavoce della Commissione ha confermato a The Verge che la porta USB-C non sarebbe obbligatoria nel caso in cui un produttore scegliesse di servirsi unicamente della ricarica wireless.

Insomma, Apple avrebbe tempo in abbondanza per non piegarsi allo standard USB-C e sviluppare piuttosto degli iPhone portless. D’altronde gli iPhone usano già da anni la ricarica wireless, sebbene non sia ancora molto rapida: i neonati iPhone 13 si fermano a 7,5 watt su standard Qi e a 15 watt con MagSafe.

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Tullio Luccarelli

Cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". Sono uno studente di filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Scrivere è la mia passione, raccontare è il mio dovere.

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