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Videochiamate e chat erotiche con minorenni: così un professore pedofilo delle elementari adescava le ragazzine

Il professore pedofilo si avvicinava alle ragazzine sfruttando un software capace di modificare l’aspetto somatico e quindi senza destare alcun sospetto.

Pubblicato il 17 Giugno, 2022

Si avvicinava alle ragazzine fingendo di essere un loro coetaneo, per poi intrattenere chat e videochiamate a sfondo erotico: questo era il “modus operandi” di un professore delle elementari, un 50enne di origini piemontesi, che per mesi è risultato irrintracciabile e che alla fine è stato individuato ed arrestato a Roma. Le accuse nei suoi confronti sono di adescamento minorile, pornografia minorile e detenzione di ingente materiale pedopornografico.

L’inizio delle indagini sul professore pedofilo dopo la denuncia di una madre

Le indagini sono partite subito dopo la denuncia alla Polizia Postale di Brescia della mamma di una ragazzina, una delle tante vittime di adescamento finite nella rete dell’uomo.

Gli agenti, durante la perquisizione domestica ed informatica nella residenza dell’uomo, hanno trovato di tutto sul suo smartphone: 144 tra immagini e video a carattere pedopornografico.

La denuncia della mamma di Brescia ha rappresentato quindi solo la punta dell’iceberg, dal momento che ulteriori analisi sul cellulare hanno consentito di accertare altre condotte di adescamento nei confronti di ragazzine minorenni, con le quali l’uomo intratteneva abitualmente videochiamate a sfondo sessuale.

Il “modus operandi” del professore

L’indagato non si sarebbe limitato ad intrattenere chat e videochiamate erotiche, ma le avrebbe addirittura registrate per poi salvarle. Si presentava alle sue vittime come un ragazzo della loro età, sfruttando un programma software “deepfake” che consente di modificare gli aspetti somatici del volto, quindi senza destare alcun sospetto nelle ragazzine minorenni.

Il gip di Brescia, considerata la gravità delle prove acquisite, ha disposto la custodia cautelare per l’uomo che è stato successivamente trasferito in carcere. Le indagini, che sono state condotte dalla polizia Postale di Brescia e supportate dal Cncpo (Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia online) del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, ha visto la partecipazione anche dei Compartimenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni della Lombardia, della Calabria e del Lazio, con il coordinamento delle procure di Brescia e di Reggio Calabria.

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