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Cristina Dainotti: una storia di emigrazione, di passione per il teatro e di voglia di studiare

Nuova emigrazione, dalla Sicilia alla Svizzera alla Danimarca

Pubblicato il 26 Aprile, 2024

Venticinque anni “tutti a colori”, li definisce la diretta interessata, make up artist e performer teatrale che non abbandona il suo sogno di vivere d’arte ma ha dovuto abbandonare la Sicilia per poter trovare un’occupazione che le desse stabilmente da vivere.

Cristina Dainotti è diplomata all’istituto d’arte, specializzata in make up a Perugia, specializzata in body painting a Roma e per cinque anni ha studiato e lavorato in teatro a Messina, diventando uno dei capisaldi della “Luna Obliqua” di Sasà Neri, dalla Compagnia dei Balocchi al Teatro degli Esoscheletri, entrambi ensemble ormai noti a livello nazionale.

Una storia come tante … e del tutto unica

Cristina Dainotti la racconta così, la sua storia di nuova emigrazione: “Da un lato ci sono i colori, l’arte, lo studio. Dall’altro c’è il quotidiano, la vita che ogni giorno ti devi guadagnare euro per euro”.

Cristina è nata a Capo d’Orlando, ma per molti anni ha frequentato Messina, facendo andata e ritorno lungo un percorso di cento chilometri, terminando un incarico e scappando a prendere servizio in un altro, e strappando infiniti luminosi momenti di creatività alla catena di montaggio del sopravvivere.  

Per una come lei che sin da piccola vedeva le nuvole trasformarsi in dipinti e nelle pietre scovava volti nascosti, l’istituto d’arte era scontato. “Lì cominciai a trovare strumenti e modi per esprimermi”, racconta oggi.

Ma quella che lei chiama la sua “svolta artistica” è avvenuta subito dopo, lasciati i banchi di scuola. “Cominciai a frequentare a Messina la scuola di teatro di Sasà Neri, dal musical alla drammaturgia sperimentale al cabaret. E scoprii che il teatro è il mio sogno. In teatro ti è concessa la possibilità di esprimere insieme tante forme d’arte e per me, in qualche modo, era possibile esprimermi anche attraverso la pittura. Pittura? chiederete voi. Eh sì, mi sono dedicata al make up teatrale, che per me era un modo per continuare a dipingere, recitando”.

Da questa “svolta” ecco la voglia di approfondire e la specializzazione nelle tecniche di make up in un’Accademia di Perugia. Non solo. Dal make up Cristina è passata al body painting con studi a Roma.  “Avevo scoperto un’altra superficie su cui dipingere, una superficie che respirava, si muoveva, era un corpo reale, un quadro vivente”.

Per Italia’s Got Talent un omaggio ad Anna Marchesini

Nel 2018 Cristina si qualifica Italia’s got talent, superando le prime selezioni. Presentava un personaggio che recitava interamente dipinto. Era Anna Marchesini, “il quadro vivente” che tornava a calcare il palcoscenico per interposta persona.

Prima di allora, c’erano stati i cinque anni messinesi con Sasà Neri. Cinque anni straordinari che hanno visto Cristina impegnata con tutta se stessa per seguire il suo sogno nonostante le difficoltà economiche che poi ne hanno fatto una esponente della nuova emigrazione. C’erano giorni in cui, giusto per fare un esempio, Cristina staccava alle 15 da un bar a Messina, andava dalle 15 alle 17 a lezione di teatro, prendeva il treno per Capo d’Orlando dove alle 19 la attendeva il lavoro in un ristorante, terminava all’una di notte e alle 6 del mattino dopo era già su un autobus diretta a Messina dove riprendeva servizio alle 8.

“Ne ho fatte di ogni, e lo rifarei, perché ne valeva la pena. La gioia di arrivare nei camerini e vedere tutti di corsa impegnati nei preparativi, con il trucco a metà, i costumi che volano, le matite per gli occhi che non si trovano, e poi ognuno che aiuta l’altro, anche a cinque minuti dall’entrata in scena, anche a luci spente dietro le quinte, e poi i vocalizzi per riscaldare la voce …  Emozione, tachicardia … sudi o geli … ma poi lo spettacolo inizia e vai. Non senti più niente. E quando finisce ti senti come se avessi fatto il giro del mondo a piedi in 80 secondi”.

Straordinaria, dice Cristina, la capacità del teatro di far vedere l’invisibile. “Manca una tazzina, la mimi. Dici ‘ginistra’ anziché sinistra e nessuno se ne accorge. Basta esserne convinti. Lo spettacolo continua e anche l’errore diventa teatro, diventa arte”.

Tra i suoi ricordi l’esperienza con “Il Teatro degli Esoscheletri” di Neri è quella che privilegia. “Ho partecipato a performance di 12 ore consecutive, che potrebbero sembrare una follia, ma per noi era, ed è ancora, fare ciò per cui siamo nati”.

“Il teatro è il mio mondo e il mio sogno”

Cristina ha dovuto abbandonare due anni fa il suo mondo e andare a lavorare all’estero. “Mi sono trasferita in Svizzera e lavoro come cameriera in sala. Ogni giorno combatto e nascondo un vuoto immenso, che mi sta dentro, che mi fa pensare che non è questo ciò a cui sono destinata. Sento di perdere tempo prezioso. Tuttavia, ogni volta che rientro a casa per le ferie, mi getto in qualsiasi spettacolo ‘La Luna Obliqua’ abbia in cartellone in quel periodo, come se non fossi mai andata via. Resto legata a Sasà Neri e agli altri performer, anche quando sono lontana. E quando li ritrovo, ritrovo me stessa”.

In Svizzera Cristina continua a sperimentare, dipingendo su se stessa quadri sempre nuovi, “e in qualche caso sono anche riuscita a inserirmi facendo interventi come make up artist per eventi”. Oppure fa “ciò che mi diverte di più, l’artista di strada”.

In estate in Sicilia lo è stata spesso. “Nelle pause dal lavoro installavo dei pannelli che facessero da sfondo con una persona messa al centro, spesso prendendo ispirazione da artisti come Klimt o Degas. Un giorno vestii la mia modella con un tutù e la dipinsi interamente. Da buon artista di strada lasciavo la possibilità di offerte libere, un modo per valutare il livello di apprezzamento del pubblico. Be’, gli spettatori sono sempre stati numerosi, sono rimasti sempre a vedere tutta la realizzazione, hanno scattato foto ricordo e, spesso, sono ‘entrati’ nell’opera. Lo scopo non è mai stato fare soldi, ma condividere arte, intuizione, creatività. Emozioni. Perché è questo che mi interessa”.

Una mostra e una Compagnia di “Quadri viventi”

“Con i soldi che sto faticosamente cercando di mettere da parte  – dice Cristina – voglio approfondire i miei studi e un giorno autoprodurmi una mostra di Quadri Viventi. Mi piacerebbe affittare temporaneamente un appartamento e in ogni stanza creare un Quadro Vivente diverso, dando ai visitatori tute neutre per entrare nell’opera e camminare dentro la pittura; immagino musica diffusa e, perché no?, immagino di poter coinvolgere i miei amici del Teatro degli Esoscheletri, che possano recitare e condividere con il pubblico le emozioni di una performance così, probabilmente mai vista prima. Da qui il mio sogno, che è proprio quello di fondare “la Compagnia dei Quadri Viventi”.

“Tornare in Sicilia? Sarebbe bello, ma è improbabile”

“Vedere Messina da lontano mi lega sempre più a questa città. È a Messina che sono ‘fiorita’ artisticamente, è a Messina che operano gli ensemble teatrali a cui sono legata. L’arte non è che uno scambio di emozioni che la vita ci offre. E questo scambio accade a Messina, ogni volta che ci torno”.

Per Cristina, che ha continuato anche in pieno lockdown a studiare e sperimentare, anche accedendo a formazione online, “tornare a casa sarebbe bellissimo ma purtroppo non credo che sarà possibile a breve. Difficile vivere d’arte e di teatro in Sicilia”.

“Studiare senza dover lavorare è un privilegio. Credetemi”

“Ho iniziato a lavorare presto, troppo presto forse – conclude Cristina – ma rifarei anche questo. Adesso ho molte esperienze lavorative sulle spalle e forse apprezzo anche di più l’importanza dello studio. Credetemi: chi ha la possibilità di farlo senza doverselo guadagnare è un privilegiato. Io ho studiato mentre facevo teatro, posso dire di aver approfondito la psicologia per arrivare a un personaggio, la metrica e il peso di una parola in un testo o in una poesia, la letteratura, la storia. Il mio progetto per il futuro prossimo è trasferirmi in Danimarca dove se studi lo Stato ti dà un contributo economico, e io voglio laurearmi, voglio studiare, voglio conoscere, voglio imparare”.

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