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Ilva, oggi accordo Invitalia-Arcelor. Ma i sindacati sono critici

Oggi parleranno di come fare, ma è ormai certo che Invitalia dividerà a metà il capitale sociale di Am Invest Co per salvare e rilanciare l’Ilva. Non c’è grande entusiasmo tra i lavoratori. Ma lo Stato ha deciso di muovere le sue pedine e trattare con Arcelor Mittal per assicurare un futuro all’acciaio e senza ascoltare troppe controparti prima di dar via a questo partenariato pubblico-privato.

I sindacati hanno mostrato perplessità sull’accordo, sia per le riserve sul gruppo indiano “interlocutore inaffidabile e irrispettoso di lavoratori e comunità” sia perché un piano per tutelare gli oltre 10mila lavoratori diretti ancora non c’è. Il segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, ha sottolineato che per loro “resta ancora valido l’accordo del 6 settembre 2018, firmato al Mise da Governo, ArcelorMittal e sindacati, pur disatteso”.

“I tarantini non meritano di respirare aria salubre, è questo che sarà sancito oggi nell’accordo tra Stato italiano ed il gruppo ArcelorMittal. Se le indiscrezioni saranno confermate, Invitalia affiancherà i franco-indiani nella gestione del sito siderurgico: soldi pubblici che serviranno a portare la produzione ad 8 milioni di tonnellate annue con la ripartenza dell’altoforno 5, il più grande d’Europa che inevitabilmente farà crescere le emissioni nocive nell’aria” ha commentato seccamente il consigliere comunale di opposizione, Massimo Battista.

“Parlare di un’Ilva green, di acciaio pulito, di forni elettrici serve solo ad indorare la verità. Ancora una volta, il diritto alla salute soccomberà, di certo non per tutelare quello al lavoro, considerato che ci saranno migliaia di nuovi cassaintegrati”.

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