Sulla nuova legge sull’aborto una parte della Polonia non ci sta. E la tensione cresce. Klementyna Suchanow, una delle leader della protesta, è stata arrestata durante degli sconti tra manifestanti e forze dell’ordine a Varsavia. La legge vieta l’aborto (definendolo anticostituzionale) in ogni caso salvo stupro, incesto o pericolo di vita per la madre.
E’ una lotta, quella sulla legge, che ne nasconde un’altra ben più dura, quella tra conservatori (il governo si sta preparando al peggio in tema di scontri) e progressisti. Le strette contro i diritti civili in Polonia sono continue. La sentenza della Corte Costituzionale, che il partito Legge e Giustizia del vicepremier Jaroslaw Kaczynski ha recentemente “ritoccato”, era intervenuta a spegnere le residue speranze delle polacche di poter abortire. Prima era prevista l’interruzione di gravidanza anche in caso di probabili rischi di malformazioni del nascituro, ma la Suprema Corte ha deciso che questo è “anticostituzionale”.
Così in Polonia si abortisce illegalmente. Oltre 200mila donne o in privato o all’estero lo fanno, contro le mille dei dati ufficiali. Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha commentato che tali diritti “sono di fatto abrogati” in Polonia.
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