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“Il cronoprogramma si è volatilizzato”

Pubblicato il 3 Settembre, 2021

Leggendo il comunicato sindacale, relativo all’incontro del 31 agosto con l’azienda, viene da mettersi le mani nei capelli. Il cronoprogramma relativo agli investimenti, il quale secondo la viceministra Todde doveva essere reso noto il 2 agosto con tanto di certificazione del governo, si è volatilizzato. Le scadenze che emergono nel comunicato sono del tutto ipotetiche, mere rassicurazioni, senza nessuna garanzia del governo, da parte di un’azienda che in 3 anni non ha rispettato gli impegni fondamentali: piano industriale, revamping, investimenti per nuovi impianti etc. Dopo 3 anni di attesa, siamo ancora a fare melina in modo offensivo per i lavoratori e la città. Poi, JSW dice che lo Stato deve pagare il revamping dei laminatoi con una cifra ipotetica di 45-50 milioni, giacché l’azienda per gli investimenti di suo non ci mette 1 euro… Ammesso, e non concesso, che ciò avvenga, a che cosa servono 50 milioni per 3 treni, quando per esempio il Tpp è così malridotto che andrebbe costruito ex novo lontano dalla città e vicino all’ipotetico forno elettrico? Come si pensa di rendere competitivi questi impianti con una cifra così modesta?

Ma ecco la chicca più esplosiva: per il forno elettrico si ” valuterà” (testuale) la realizzazione solo dopo il revamping dei treni. Oddio! Siamo tornati alle valutazioni( si, no, forse), cioè al 2018. Peggio ancora, dice JSW che proprio il governo non vuole programmare subito il forno elettrico. Altra notizia devastante: non c’è nessun privato che voglia investire sullo stabilimento. Dunque, il governo ci ignora, altri privati non ci sono: l’acciaieria è finita. E allora adesso vogliamo la verità: dopo lo smembramento dell’indotto, quanti esuberi sono previsti sui 1750 ancora in organico? Lo si dica una volta per tutte e si dica subito cosa si pensa di farne. Noi ribadiamo che lo Stato deve riprendersi lo stabilimento, o almeno acquisire la maggioranza della proprietà’. Jindal deve essere estromesso o posto in condizione di non comandare, di non nuocere più. Lo Stato faccia gli investimenti a Piombino, area di crisi complessa e e SIN, per tornare a colare acciaio e non dipendere dalle costose forniture di semilavorati; per le bonifiche, le infrastrutture, la diversificazione, i servizi sanitari. E, se ci fosse necessità, metta in campo agevolazioni per uscite volontarie, prepensionamenti, nuova legge sull’amianto.

Secondo il Camping CIG, il sindacato, che chiede all’azienda di intercedere presso il governo perché si torni a fare un nuovo incontro, fa letteralmente cascare le braccia. Per di più a pochi giorni dalla scadenza della cig per Piombino Logistics. Il sindacato deve invece promuovere mobilitazioni che facciano diventare Piombino un’emergenza nazionale, costringendo il governo a dedicargli tempo e risorse. Basta seguire l’esempio della GKN, unendosi alle altre vertenze in corso in Toscana e in Italia, in direzione dello sciopero generale nazionale, ritirando inoltre le firme sindacali dallo sciagurato accordo del 29 giugno, che ha sbloccato i licenziamenti. E’ certo che, con le notizie che derivano dall’incontro con l’azienda, se continuiamo a stare fermi, possiamo preparare solo il funerale per lo stabilimento e per la città. Si incominci allora a dire la verità ai lavoratori e alla città. La verità, nient’altro che la verità. Coordinamento Art.1-Camping CIG

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