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All’Italia il primato europeo per l’evasione dell’Iva nel 2020

Più di 93 miliardi di euro persi dalla UE per la mancata riscossione dell’imposta sul valore aggiunto. In Italia la quota

Pubblicato il 9 Dicembre, 2022

Più di 93 miliardi di euro persi dalla UE per la mancata riscossione dell’imposta sul valore aggiunto. In Italia la quota più alta, con 26 miliardi, persi spesso in frodi, seguono Francia e Germania rispettivamente con 14 e 11 miliardi di euro.

Nel 2020 gli Stati dell’Unione hanno perso 93 miliardi di euro per mancata riscossione dell’Iva, di cui almeno un quarto per frode. Il nostro Paese è stato quello che ha pesato di più nell’ammanco con 26 miliardi di euro. Poi, Francia (14 miliardi) e Germania con 11 miliardi.

Cifre impressionanti ma che – comunque – segnano un miglioramento rispetto al 2019 (l’ammanco fu di 30 miliardi in più) ma solo perché, a causa della pandemia, ci sono state meno transazioni. Da qui, la decisione della Commissione europea di intervenire per recuperare il più possibile l’iva evasa.

“In questi tempi difficili, le finanze pubbliche hanno bisogno di entrate fiscali solide e prevedibili e i cittadini chiedono equità fiscale e un’azione decisa contro la frode fiscale e l’evasione fiscale”, ha spiegato chiaramente il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni (nella foto d’apertura al centro).

Le soluzioni di Bruxelles

Le misure proposte dalla Commissione Europea (che dovranno essere approvati dagli Stati) prevede tre azioni principali: la fatturazione elettronica per le transazioni transfrontaliere; l’obbligo per le piattaforme di affitto brevi e di trasporti (vedi AirBnb e Uber) di riscuotere l’Iva dai fornitori e, infine, una registrazione unica dell’Iva in tutti gli Stati Ue. Se applicate, queste misure, dovrebbero consentire di recuperare 18 miliardi di euro l’anno nei prossimi dieci anni.

L’Ue, infatti, prevede che solo con il passaggio alla fatturazione elettronica europea si recupereranno 11 miliardi di euro l’Iva l’anno e permetterà alle imprese di risparmiare 4 miliardi di euro. Il secondo pilastro della riforma chiama in causa i giganti delle piattaforme online. “Le attuali norme portano a molte transazioni per alloggi a breve termine e servizi di trasporto passeggeri forniti tramite una piattaforma che non vengono tassate, il che significa un trattamento iniquo per hotel e taxi tradizionali.

La proposta mira a eliminare questa disparità di trattamento rendendo la piattaforma responsabile della riscossione dell’Iva dovuta laddove il fornitore non lo faccia”, ha sottolineato Gentiloni. Infine, terzo pilastro è la partita Iva unica a livello europeo.

“Molte imprese hanno ancora difficoltà a vendere ai consumatori in più Stati membri a causa degli ostacoli amministrativi e di conformità connessi alla registrazione ai fini Iva separatamente in ciascun Paese”. Ostacoli che ora verranno superati estendendo “il nuovo sistema online già di successo per l’Iva sul commercio elettronico, entrato in vigore nel 2021, ad altre imprese che vogliono vendere ai consumatori in tutto il mercato unico”.

Gentiloni sull’obbligo del Pos e limiti al contante

Gentiloni non si bilancia: “La Commissione sta valutando la manovra italiana ed esprimerà un’opinione la prossima settimana. Per il resto, i principi sono evidenti: basta leggere il Pnrr o le raccomandazioni che facciamo ogni anno ai Paesi, Italia comprese, per sapere che per noi sia la fatturazione elettronica che la lotta all’evasione hanno grande priorità”. E la decisione del Consiglio di approvare il tetto al contante a 10 mila euro? Fa parte del pacchetto anti-riciclaggio e arriva per i Paesi, come la Germania, dove prima non c’era alcun limite. “I tetti variano da Paese a Paese, vanno dai 500 euro in Grecia a oltre 10 mila euro, con alcuni Paesi che non hanno nemmeno un tetto“, aveva spiegato a fine ottobre il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovksis. “La Commissione preferirebbe limiti più bassi ai pagamenti in contanti”, aveva, però, aggiunto. 

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