Pubblicato il 15 Maggio, 2023
Dopo quelli dei mesi scorsi, ancora un blitz antimafia delle forze dell’ordine salentine. I carabinieri del Ros di Lecce, nell’ambito di un’operazione ribattezzata “Il Filo di Arianna”, hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal tribunale di Lecce – su richiesta della locale procura distrettuale antimafia – nei confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, vendita, acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni e reati di frode fiscale. Gli arrestati sono ritenuti dagli investigatori legati al clan “Politi” della Sacra Corona Unita, operante sul versante orientale della provincia di Lecce.
Blitz antimafia, ecco i reati e i fatti imputati
Gli investigatori hanno ipotizzato i seguenti scenari:
- la riorganizzazione – conseguente all’operazione LABIRINTO del ROS (2018), nel cui ambito era stato arrestato anche il capo clan, il 51enne Saulle POLITI, favorita, a partire dal 2019, dalla detenzione domiciliare di Gabriele TARANTINO, 44 anni, che ne avrebbe assunto la reggenza, curando l’affiliazione di nuove leve dell’organizzazione e la definizione delle strategie criminali;
- gli assetti interni e l’esistenza di una cassa comune nella quale confluivano i proventi illeciti che sarebbero stati utilizzati per il sostentamento degli affiliati detenuti e delle loro famiglie, nonché finanziamento di attività imprenditoriali riconducibili al sodalizio;
- i rapporti tenuti da TARANTINO con i capi di altri clan federati alla Sacra Corona Unita e con i vertici della cosca della ‘ndrangheta “MAMMOLITI-Fischiante”.
Le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, secondo le indagini che poi hanno portato all’odierno blitz antimafia, si articolavano in svariate attività produttive locali: dal settore ittico a quello balneare e della ristorazione, nonché tramite la fittizia costituzione di società intestate a un cittadino di nazionalità albanese (indagato, non destinatario di misura cautelare), utilizzate per riciclare i proventi illeciti tramite il sistema dell’emissione delle fatture per operazioni inesistenti. Nel corso del blitz antimafia sono stati arrestati altri due soggetti trovati in possesso di circa 5 kg di cocaina e 300 mila euro in contanti.