Pellegrino Artusi avvertiva: “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza”, ché se la merita”. Ma non è solo la cucina che ha eletto la città emiliana quale capitale del buon vivere nell’anno della pandemia. La classifica del Sole 24 ore ha ben 90 indicatori e anche se le altre città dell’Emilia Romagna si piazzano bene (Parma ottava, Forlì 14esima, Modena 15esima, Reggio Emilia 17esima) è lei la regina incontrastata.
E’ prima in ricchezza e consumi, seconda nei servizi e rispetto ambientale, quarta nel lavoro e negli affari, è ai primi posti per cultura, assistenza sanitaria e formativa. E’ il modello Emilia che torna sovrano. Perché non sono solo i parametri del benessere a spingere Bologna verso la vetta, ma anche quelli dell’occupazione femminile, del tasso di internazionalizzazione, della gestione della vita quotidiana in tutti gli aspetti.
A fare compagnia a Bologna nel podio sono le solite città che mantengono standard elevatissimi, come Bolzano, seconda, e Trento, terza. Verona è quarta e guadagna tre posizioni rispetto allo scorso anno, Udine sale di dieci caselle fino al decimo posto, Cagliari è nona con un balzo avanti di 11 posizioni.
Le città turistiche, quelle per antonomasia più attrattive, sono sempre dietro: Firenze è 27esima, Roma 32esima, Venezia 33esima e tutte in calo. Napoli è addirittura al 92esimo posto.
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