Napoli – “Siamo l’unica garanzia che non appena ci insedieremo a Palazzo San Giacomo noi per le napoletane ed i napoletani faremo davvero il massimo”. Sono queste le parole con cui, nella serata di ieri, la candidata a sindaco di Napoli, Alessandra Clemente, ha concluso la propria campagna elettorale, in vista delle imminenti elezioni amministrative del prossimo 3 e 4 ottobre, con un evento tra cultura e politica nella centralissima piazza del Gesù.
“Faremo – chiarisce la stessa candidata dal palco napoletano – davvero il massimo. Perché il nostro modo di proporci in questa campagna elettorale è vota per te! Vota per ciò che ti fa rabbia”.
In una piazza variegata accorrono in centinaia tra curiosi o semplici cittadini a sostegno dell’ex assessora ai Giovani del comune partenopeo, mentre sul palco – allestito a ridosso dell’ingresso della chiesa del Gesù Nuovo – si alternano artisti ed attivisti della città, tra questi c’è anche il cantautore Luca Sepe che si esibisce suonando il brano, dedicato proprio alla Clemente, “Ce vo’ na femmena”.
Mentre in platea ci sono i militanti di Potere al Popolo con le loro bandiere ma anche tanti volti noti, più o meno giovani, del mondo dell’associazionismo e della sinistra napoletana, insieme ai candidati delle altre due liste che sostengono la Clemente: “Alessandra Clemente Sindaco” e “Napoli 20.30”.
“La sensazione – spiega una donna accorsa al comizio – è che lei sia una di noi!”. Per molti la Clemente è infatti la “più napoletana delle proposte per la corsa a Palazzo San Giacomo” chiarisce un altro sostenitore.
Mentre, oltre a militanti ed attivisti, spicca la presenza di numerosi giovanissimi provenienti dai quartieri più periferici del capoluogo. “Mi dà speranza” racconta, con gli occhi ancora luccicanti, Giuliano, 24enne cittadino del quartiere Bagnoli. “Mi sembra l’unica che mette i giovani al centro” sottolinea invece Vincenzo, 23enne residente nel popoloso, ma complicato, Rione Incis di Ponticelli.
“Sapete perché siamo così appassionati? – chiarisce la Clemente dal palco -. Perché parliamo ciò che viviamo, parliamo in base a ciò in cui noi crediamo”. Lavoriamo per “una città più giusta dove non ci sono cittadini di serie A e di serie B, dove non ci sono quartieri di serie A o di serie B o periferie delle periferie” sottolinea la Clemente.
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