Salute e ambiente

Come riconoscere un bugiardo? La psicologa risponde

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Chi di noi non ha mai una detto una bugia? Ci si difende sostenendo che la bugia viene detta a fin di bene… Ma per chi? Per chi la dice o chi la ascolta? Le bugie parecchie volte ci tirano fuori dai problemi, ma ce ne portano altri fino ad intrappolarci perché portano delle conseguenze.

Per entrare nei meandri della mente umana abbiamo chiesto parere alla psicologa Rosa Perfido per il nostro appuntamento settimanale.

Perché si mente?

“Si può mentire per divertimento, per ingannare l’altro, per apparire, per non far preoccupare chi ascolta, ma anche per attirare l’attenzione. Alla base c’è una sola emozione: la paura. Paura della situazione, di noi stessi o di essere scoperti. Cala così la propria autostima e aumenta la difficoltà di affrontare le persone e le situazioni”.

Esiste il bugiardo patologico?

“Assolutamente sì e crede così fermamente nelle sue bugie tanto da farle sembrare davvero la verità, non solo per chi ascolta ma anche per lui che le racconta.

Il bugiardo patologico è colui che, come dicevamo prima, ha una bassa autostima che gli permette di creare un personaggio e una vita parallela fatta di sogni, forse neanche realizzabili. In psicologia si parla di pseudologia fantastica. Tra tanti casi ricordiamo Tania Head, che si presentò a tutti come vittima degli attentati dell’11 Settembre, diventando  persino la presidentessa della rete dei sopravvissuti del World Trade Center. In realtà quel giorno non era neanche negli Stati Uniti, ma in Spagna.

Tuttavia chi non ha mai mentito scagli la prima pietra: tutti abbiamo detto bugie in varie occasioni e per diversi motivi. Sulle bugie hanno creato addirittura varie serie televisive che sembrano essere guide semplici e lineari per individuare il bugiardo di turno, ma in realtà non è così semplice. Rilevare e valutare una bugia o un inganno è una scienza inesatta e piuttosto ostica.

Secondo la teoria dello psichiatra Daniel Langleben, presso l’Università della Pennsylvania, la bugia innesca stress e ansia perché la mente deve lavorare di più in quanto deve elaborare una risposta falsa. Per creare e poi raccontare una bugia, il cervello deve elaborare la vera informazione per creare poi la falsa informazione, ma poi inconsciamente subentrano il senso di colpa per aver detto una bugia e la paura di essere scoperti e quindi si va sotto stress.

Come riconoscere un bugiardo?

“Un primo indizio è dato dal comportamento non verbale: il tono di voce, i gesti, l’agitazione. Il punto debole del bugiardo è lo sguardo: di solito lo sguardo è sfuggente, ma ci sono sempre le eccezioni. Il bugiardo cronico o semplicemente sfacciato tende ad usare in modo molto più accentuato il contatto visivo.

Ci sono alcuni linguaggi del corpo da osservare:

  • il finto sorriso: in un sorriso vero la pelle agli angoli degli occhi si increspa. Nel finto sorriso viene coinvolta solo la bocca;
  • il tempo di risposta: chi mente risponde rapidamente e con sicurezza. Se preso alla sprovvista invece ci mette più tempo, perché deve elaborare l’informazione vera e trasformarla in falsa;
  • segnali verbali: cambia il tono della voce (di solito diventa più alto), si tende a balbettare o a iniziare il discorso con giri di parole (ad esempio: “Per quello che so…”, “Potrei sbagliarmi …” ecc”;
  • diminuzione o aumento della saliva: si ha un’improvvisa deglutizione o un’aumentata necessità di bere acqua o inumidire le labbra;
  • variazione del tasso di ammiccamento delle palpebre che vengono strizzate più frequentemente. Test ad hoc ci dicono che durante la narrazione di una bugia il tasso dell’ammiccamento delle palpebre aumenta di circa 8 volte;
  • movimenti del corpo: nervosismo, agitazione, continui cambi di posizione in piedi o seduti;
  • il naso “bugiardo”: non crescerà come quello di Pinocchio, ma chi mente tende inconsciamente a strofinarselo o toccarselo. Fisiologicamente avviene una scarica di adrenalina che apre i capillari del naso e provoca continuo prurito: ecco perché al bugiardo si associa il naso.

A quanto pare la bugia sembra fisiologica, ma vorrei concludere facendo io una domanda ai nostri lettori: invece di attivare il cervello per elaborare la bugia, perché non lo attiviamo per ragionare sul perché siamo più propensi a dire la bugia piuttosto che la verità? Pensiamoci”.

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Redazione Napoli

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