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Concessioni balneari: al Comune di Piombino sono stati notificati 10 ricorsi al TAR

Pubblicato il 16 Febbraio, 2022

Mentre il governo è impegnato in una complessiva riforma delle concessioni balneari, giunge notizia che al Comune di Piombino sono stati notificati 10 ricorsi al TAR da parte di imprenditori balneari contro i provvedimenti assunti dall’ufficio demanio, che si sommano agli altri già pendenti, con la conseguenza che si contano oltre 20 ricorsi al TAR sul demanio marittimo che questa amministrazione ha collazionato in poco più di due anni di gestione, quasi un ricorso al mese con ingenti costi per le case comunali e per i gestori, costretti a difendersi da una produzione di atti confusi e contraddittori.

Il demanio marittimo è diventato terreno di scontro giudiziario tra l’amministrazione comunale ed gestori delle attività.

Dopo l’annullamento da parte del TAR Toscana della proroga generalizzata (venduto sulla stampa come un provvedimento innovativo e geniale) delle concessioni demaniali, stiamo assistendo ad una gestione confusa che alimenta ulteriori incertezze per tutti gli operatori del settore. Si potevano valutare proroghe seguendo le indicazioni date negli anni dal Ministero dei Trasporti e dalla Regione Toscana, ovvero per singole concessioni e al di fuori della direttiva servizi in modo da evitare l’interesse trasfrontaliero, che poi è anche l’indicazione che emerge dalla sentenza del Consiglio di Stato in seduta plenaria.

Si poteva, in questo senso, anticipare le scelte del governo, valorizzando gli investimenti sostenuti dai gestori. 

Si è voluto percorrere, invece, un approccio generalizzato ed astratto. 

Sul piano amministrativo abbiamo assistito a tutto ed a contrario di tutto, dal trattamento differenziato tra i gestori degli stabilimenti balneari ed i gestori dei campi boa di Baratti, i primi destinatari di una proroga diretta mentre i secondi invitati a presentare istanza di proroga da pubblicare in evidenza pubblica, quando era possibile fare leva sugli investimenti da loro sostenuti.

Oggi emerge la contraddizione generata sugli stabilimenti balneari della costa est, dove da un lato si acconsente alla proroga richiesta dalla Parchi Val di Cornia delle attività ubicate dietro la spiaggia fino al 2027 e dall’altra si notifica ai gestori una durata delle concessione della spiaggia al 2023, creando  un disallineamento tra la durata della concessione delle attività retrodunali (bar ristorante cabine ecc) e le spiagge. Una separazione illogica e vietata dal piano particolareggiato e dal bando del 2002.

La riforma del governo impone una complessiva revisione di tutta questa materia, che tolga dal tavolo iniziative improvvide e che rischiano di ritorcersi contro gli stessi gestori. È invece necessario prendere atto del nuovo quadro normativo e ripartire da un approccio pragmatico che utilizzi gli strumenti a disposizione per garantire, nel rispetto della legge,  la continuità del lavoro delle nostre imprese e la qualità del servizio. 

UNIONE COMUNALE PD PIOMBINO

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