Pubblicato il 8 Settembre 2020
In uscita oggi negli USA un nuovo volume che parla di Donald Trump. Si intitola “Disloyal: A Memoir. The True Story of the Former Personal Attorney to President Donald J. Trump.” A scriverlo è il suo ex avvocato, Michael Cohen, che definisce il suo ex cliente come “capo della criminalità organizzata” e “maestro di manipolazione”. Il commento della Casa Bianca è netto: “fan fiction.”
“Confesso di non aver mai veramente capito perché compiacere Trump significava così tanto per me. Ad oggi non ho la risposta completa.” Queste sono alcune delle parole con cui Michael Cohen cerca di descrivere il suo rapporto con il presidente Trump. Pur raccontando di fatti scomodi e usando termini duri per definire il suo ex cliente (“Un traditore, un bugiardo, un imbroglione, un bullo, un razzista, un predatore, un truffatore”) Cohen confessa di avere ancora dell’affetto verso di lui ma, al contempo, si rammarica di averlo aiutato nella sua ascesa politica.
Sembra infatti che Michael Cohen, allora avvocato di Trump, sia stato uno di quelli che lo hanno spronato con maggior forza a candidarsi come inquilino della Casa Bianca.
“Pensavo che Trump fosse un visionario con un atteggiamento concreto e il carisma per attirare tutti i tipi di elettori” scrive l’autore del libro, aggiungendo però anche il vero motivo per cui si augurava Donald Trump come presidente degli Stati Uniti: “era perché volevo il potere che lui mi avrebbe portato.”
Al contrario, spiega l’ex avvocato del tycoon, i figli di Trump nel 2015 non sembravano così contenti all’idea che il loro padre corresse per la presidenza, tanto che un giorno i tre maggiori gli si presentarono nel suo ufficio chiedendogli di convincere il loro babbo a lasciar perdere, perché la sua retorica da propaganda stava “ammazzando la compagnia”.
Trump invece, da ciò che riporta Cohen, non pare temesse particolarmente gli effetti della sua campagna sugli affari di famiglia, anche perché forse non pensava di potercela fare. Ai tempi infatti sembra che Donald Trump andasse dicendo “Inoltre, non otterrò mai il voto ispanico. Come i neri, sono troppo stupidi per votare per Trump. Non sono il mio popolo.” E il peso elettorale di questa comunità non era allora ne è oggi un aspetto che si possa definire marginale.
Michael Cohen ricorda inoltre un episodio curioso, accaduto prima della fine della campagna elettorale del 2016, in cui si è trovato ad avere a che fare con alcuni leader della chiesa evangelica, di cui lui cercava l’appoggio. Questi, dice Cohen, si erano recati alla Trump Tower per un incontro con il futuro presidente e in quella circostanza avevano imposto le mani su di lui recitando contestualmente le loro preghiere. Il commento di Trump su quel rituale fu: “Puoi credere a queste sciocchezze? Riesci a credere che la gente creda a queste sciocchezze?”
Nel volume si parla inoltre della famosa vicenda “Stormy Daniels”, ovvero l’attrice di film per adulti che Donald Trump si sarebbe deciso di silenziare previo pagamento di 130.000 dollari. Cohen racconta di come il futuro presidente si sarebbe convinto a saldare la donna con quell’assegno prevedendo che se la quella relazione extraconiugale fosse arrivata alle cronache sua moglie lo avrebbe costretto a sborsare molto più danaro. In quell’occasione pare che Trump abbia detto:
“Non conviene mai sistemare queste cose, ma molti, molti amici mi hanno consigliato di pagare. Se dovesse uscire, non sono sicuro di come funzionerebbe con i miei supporter. Ma scommetto loro penserebbero che è figo che io sia andato a letto con una porno star.”
Ma oltre a parlare di Trump e le donne Michael Cohen si spinge a spiegare le basi dell’ammirazione che il presidente degli Stati Uniti ha verso quello russo, Vladimir Putin. Secondo l’autore del libro Trump stima Putin perché questo “ha avuto le palle di conquistare un’intera nazione e gestirla come se fosse la sua compagnia personale”. Al contempo però Cohen dice di non credere in un intervento dei russi nella campagna di Trump perché essa era “troppo caotica e incompetente per cospirare effettivamente con il governo russo”.
Secondo l’ex avvocato però Donald Trump avrebbe anche un altro motivo, molto più personale, per elogiare Putin. Cohen afferma infatti che il presidente aveva in testa un progetto edilizio per la costruzione di un edificio da 120 piano nei pressi della Piazza Rossa a Mosca. L’edificio avrebbe ospitato 230 condomini particolarmente abbienti e un hotel a cinque stelle provvisto di spa firmata Ivanka Trump che avrebbe occupato 30 piani. L’idea di Trump era quella di convincere il presidente russo da facilitare l’ottenimento dei permessi regalandogli il lussuoso attico.
Il volume ora in uscita è però un contenitore di memorie con cui l’autore, oltre a parlare del suo ex cliente più importante, intende anche raccontare la sua vita partendo da quando era ragazzino. Michael Cohen, originario di Long Island, è il figlio di un sopravvissuto all’Olocausto e nel trattare le vicende legate alla sua famiglia non tralascia di ricordare come, in adolescenza, fosse stato in contatto con i mafiosi mentre prestava servizio nel bar di un suo zio. Fra le 432 pagine cita anche un episodio, risalente a quell’epoca, in cui fu testimone oculare di un delitto di mafia. In quell’occasione, dice Cohen, sentì il dovere di stare zitto e far finta di non aver visto nulla. Poi, proseguendo il racconto, aggiunge che qualche giorno dopo un tizio con la faccia da duro venne da lui consegnandogli una busta con dentro 500 dollari. Era il premio per il suo silenzio.
Il libro poi trova la sua conclusione in una frase dedicata agli elettori americani: “Ora avete tutte le informazioni che vi servono per decidere voi stessi a novembre.”
Al momento l’ex avvocato di Trump è confinato a casa, in isolamento domiciliare, scontando una condanna dopo essersi dichiarato colpevole di violazioni nel finanziamento della campagna elettorale e altri reati, fra cui l’aver mentito durante le sue dichiarazioni al Congresso. Cohen però non sembra provare un particolare rimorso per le sue azioni e, circa la sua ammissione di colpa, afferma di esser stato forzato dal governo e di aver confessato dopo che i pubblici ministeri avevano minacciato di incriminare anche sua moglie.
L’autore del libro ha dunque ha più di una ragione per voler dare la sua versione dei fatti, della sua storia, sperando al contempo di rifarsi economicamente, perché le pubblicazioni in tema Donald Trump sembrano vendere tutte piuttosto bene. Ottimista su questo progetto di stampa è anche la casa editrice Skyhorse, che sta pubblicando “Disloyal: A Memoir”, la quale ha predisposto una prima tiratura pari a 600.000 copie.
Come riportato dal New York Times lo scorso 31 agosto, da quattro anni a questa parte sono stati pubblicati ben 1200 libri che trattano a vario titolo e con diverso accento del presidente degli Stati Uniti. Un numero ragguardevole, soprattutto se confrontato con le 500 pubblicazioni dedicate all’ex presidente Barak Obama.
Osservando poi questo trend editoriale dal punto di vista economico si può notare come nell’era di Trump i libri a sfondo politico abbiano preso piede, contribuendo addirittura a risollevare l’editoria che infatti ha registrato una crescita nonostante l’imperare dell’epidemia di Covid e della crisi economica. Andando più nel dettaglio, si registra un incremento delle stampe pari al 5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Così va pure finire che Trump, indirettamente, sta pure dando una mano al settore del libro.
Come ha avuto modo di dire Eamon Dolan, direttore esecutivo delle edizioni Simon & Schuster, sebbene Trump sia politicamente molto divisivo “è una figura molto unificante per gli acquirenti di libri”. Ma a ben guardare questo presidente americano mette d’accordo pure gli editori, anche quando questi orbitano vicino a universi politici e ideologici opposti. Thomas Spence, presidente della casa editrice Regnery Publishing che cura volumi vicini al sentire conservatore, ha infatti evidenziato come con Trump finiscano per vedere bene anche i titoli appoggiano il governo in carica, cosa che prima accadeva con molta più difficoltà mentre i libri “contro” sono sempre andati meglio.
E, per dirla tutta, durante il mandato Trump pure la Costituzione ha registrato vendite al di là di ogni abitudine, crescendo del 40% rispetto allo stesso periodo della seconda amministrazione Obama-Biden.
Nell’ambito delle pubblicazioni che hanno trattato del presidente americano ottenendo ottimi risultati c’è ad esempio “Too Much and Never Enough” scritto da Mary L. Trump, una nipote del presidente, che ha registrato un successo istantaneo con 950.000 copie vendute, tanto da far approdare questo titolo alla 14a edizione con cui si arriverà a un totale di 1,150,000 volumi stampati (dati Simon & Schuster).
Fra i vari titoli dedicati all’inquilino della Casa Bianca ce ne sono alcuni scritti da giornalisti, come “Fire and Fury” di Michael Wolff, e “Fear” di Bob Woodward che ha raggiunto i 2 milioni di copie vendute. Ma a questi ne seguono tanti altri che invece escono dalla penna di ex membri dello staff della Casa Bianca, o altri ex funzionari che dopo la loro fuoriuscita o rimozione dal ruolo hanno sentito il bisogno di raccontare al mondo la loto esperienza. Così è accaduto per James Comey, ex direttore del E.B.I., Omarosa Manigault Newman, ex assistente del presidente, Cliff Sims, un assistente alla comunicazione della dimora presidenziale, Anthony Scaramucci, che per soli 11 giorni ha reso servizio come direttore della comunicazione presso la Casa Bianca e, soprattutto, John Bolton, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale il cui volume “The Room When It Happened” è arrivato a vendere più di un milione di copie e andare in stampa ben 20 volte nel giro di qualche mese.
A tal proposito, c’è da registrare un elemento di novità costituito dal vedere alle stampe titoli sfornati da ex servitori dello stato mentre il presidente per cui hanno prestato servizio è ancora in ruolo. In passato questo tipo di libri uscivano quando l’inquilino della Casa Bianca aveva già terminato il suo mandato, ma nell’era di Trump tutto è diverso.
E sempre nell’ambito di questa diversità si può inquadrare anche un altro piccolo caso editoriale che ha visto protagonista il ‘rapporto Mueller’. Una volta reso pubblico il report del consigliere speciale Robert S. Mueller III è stato mandato in stampa registrando centinaia di migliaia di copie vendute.
Ma Trump continuerà a essere, anche nei prossimi mesi, una fonte di ispirazione da cui scaturiranno ulteriori scritti che indagheranno il suo mondo, la sua ascesa alla Casa Bianca, il suo stile nel governare e nel comunicare. Fra i nuovi titoli in uscita ci sono ad esempio “Rage” di Bob Woodward, poi un libro scritto dal pubblico ministero Andrew Weissmann, un altro firmato da Peter Strzok, un ex funzionario del F.B.I. operante nel controspionaggio, continuando con “Donald Trump v. The United States: Inside the Struggle to Stop a President” il cui autore è Michael S. Schmidt, un giornalista investigativo del New York Times, concludendo con le memorie date alle stampe da Rick Gates, un ex consigliere di Trump. A questi si può però accostare anche un’altra nuova uscita il cui titolo è “Melania and Me: The Rise and Fall of My Friendship with the First Lady” di Stephanie Winston Wolkoff, un’ex amica e consigliera di Melania Trump.
Ovviamente, il mercato non offre solo pubblicazioni critiche verso il presidente americano ma dà alle stampe anche titoli in supporto a Trump e il suo operato, o che denunciano manovre il cui fine è quello di far uscire il tycoon dal N°1600 di Pennsylvania Avenue. In questa direzione vanno per esempio: “All Out War: The Plot to Destroy Trump” di Edward Klein, “The Permanent Coup” di Lee Smith, “The Russia Hoax: The Illicit Scheme to Clear Hillary Clinton and Frame Donald Trump” di Gregg Jarrett, “BLITZ: Trump Will Smash the Left and Win” di David Horowitz e “The Trump Century: How Our President Changed the Course of History Forever” scritto da Lou Dobbs, conduttore di Fox Business, che sta per andare in pubblicazione anticipato da una recensione positiva fatta dallo stesso Trump, puntualmente via Twitter.
La cosa paradossale è però che i libri consigliati direttamente dal presidente non incontrano grandi fortune, al contrario di quelli che lui dice di detestare e recensisce negativamente con i suoi tweet velenosi. Gli autori devono perciò sperare di incontrare lo sfavore di Trump, per essere certi di poter incassare bene.
Fonte: New York Times 31/08/2020, Washington Post, Associated Press 06/09/2020, Simon & Schuster