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Venosa, una pattuglia dei Carabinieri

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Frode, rumeni pregiudicati con reddito di cittadinanza: 13 denunciati nell’Alessandrino

Pubblicato il 4 Maggio, 2021

Il modus operandi era sempre lo stesso: attestare falsamente di essere residenti in Italia da almeno 10 anni e di non avere pendenze penali. Bastava solo questo per presentarsi presso un ufficio postale della provincia di Alessandria diverso da quello presente nel luogo indicato come il domicilio e, con una semplice domanda, riuscire ad ottenere immediatamente il reddito di cittadinanza, in attesa che gli organi competenti, cioè l’INPS, esperisse i necessari accertamenti circa l’effettivo possesso dei requisiti. Nel frattempo, i malfattori riuscivano a percepire il denaro senza in realtà averne alcun titolo.

Questo è quanto accertato dai Carabinieri dei Reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Alessandria a carico di 13 cittadini rumeni, senza fissa dimora e con pregiudizi di polizia, 6 dei quali ricercati, che avevano ottenuto il sussidio, la cui erogazione da parte dello Stato è in realtà prevista a favore di nuclei familiari in possesso di particolari requisiti economici.

Gli autori della truffa sono stati denunciati in stato di libertà, perché attualmente irreperibili.

In particolare, i Carabinieri della Compagnia di Casale Monferrato sono riusciti, attraverso un attento esame dei requisiti dei soggetti destinatari del reddito di cittadinanza svolto, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Alessandria, ad individuare ben 6 cittadini di origini rumena, risultati tutti ricercati per vari reati e pertanto, secondo la legge vigente, non idonei a percepire il sussidio.

Per questo, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli e contestualmente segnalati all’INPS affinché sospenda immediatamente l’erogazione del denaro. Si tratta di tre donne di 35, 42 e 44 anni, e di tre uomini di 37, 47 e 48 anni, che hanno percepito indebitamente oltre 44mila euro, attestando falsamente la propria residenza e l’assenza di pendenze penali.

Analoga attività di indagine è stata svolta dei Carabinieri di Novi Ligure, che hanno denunciato un 22enne rumeno, senza fissa dimora, che dopo avere attestato falsamente la propria residenza, era riuscito ad ottenere presso un ufficio postale il rilascio della carta Postepay sulla quale era riuscito a percepire, pur non avendone titolo, oltre 4mila euro.

Allo stesso modo, erano riusciti ad ottenere illecitamente denaro un 52enne e una 48enne, anch’essi di nazionalità rumena, senza fissa dimora, che avevano attestato di essere residenti a Milano, ricevendo entrambi, pur senza averne titolo, mille euro di sussidio. Meno fortunati, un 21enne rumeno, senza fissa dimora, che dopo aver attestato falsamente di essere residente a Milano, non era riuscito a ricevere la carta Postepay prima che i Carabinieri lo scoprissero, a causa di un intoppo burocratico, e un 58enne, anch’egli rumeno e senza fissa dimora, che pur attestando falsamente di essere residente a Milano, non è riuscito ad ottenere la Postepay e il relativo sussidio grazie alla sagacia della direttrice dell’ufficio postale dove aveva presentato domanda, che, insospettiva, ha avvertito i militari.

Sempre i Carabinieri novesi hanno denunciato un 17enne, una 21enne e una 22enne, sempre di nazionalità rumena e senza fissa dimora, per lo stesso reato, dopo che il direttore di un ufficio postale, vista la documentazione prodotta, aveva rilasciato alla sola 21enne la carta Postepay con la somma di 2.300 euro, invitando gli altri due a tornare per il ritiro, cosa che questi ultimi, insospettiti, non facevano, preferendo darsi alla macchia invece di rischiare di essere colti in flagranza. Anche questi avevano dichiarato di risiedere sul territorio nazionale da almeno 10 anni, indicando una residenza inesistente e richiedendo un codice fiscale per cittadini stranieri non residenti. Nonostante le difficoltà, gli indagati non desistevano e, pienamente consapevoli di non essere titolati a ricevere il reddito, presentavano l’istanza agli uffici INPS mediante uno dei tanti CAF presenti sul territorio, ottenendo così l’autorizzazione al ritiro del beneficio presso un qualsiasi ufficio postale nazionale. L’intervento dei Carabinieri ha però vanificato i loro illeciti propositi.

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