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Giorgione, maestro di mistero tra Rinascimento e modernità: domani a Venezia la presentazione del volume d’arte di Menarini dedicato all’artista

Pubblicato il 14 Ottobre, 2022

Pittore attuale, interpreta con maestria il rapporto tra arte, letteratura e scienza, sorprendendo per la capacità di lavorare sulle emozioni. La sua interdisciplinarietà trova eco nella nostra società sempre più interconnessa. Giorgione è un artista esemplare di quel dialogo tra Umanesimo e Scienza che, da oltre 60 anni, Menarini approfondisce e propone al più ampio pubblico. La presentazione della nuova monografia rinnova il legame tra il gruppo farmaceutico e l’arte italiana.

Venezia, 14 ottobre 2022. Misterioso, aleatorio, sfuggente. È Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, uno dei maestri della Scuola Veneta che, nonostante la grande popolarità che ebbe in vita, resta una delle figure più enigmatiche della storia della pittura occidentale. Vissuto in pieno Rinascimento ma capace di anticipare la pittura moderna, è lui il protagonista dell’ultimo volume della collana d’arte del gruppo Menarini. La monografia, a cura di Silvana editoriale, verrà presentata domani alle 18:00 all’Ateneo Veneto di Venezia alla presenza dell’autore, Giovanni Carlo Federico Villa.

Della breve vita di Giorgione restano poche tracce: è citato in pochissimi documenti d’archivio e le sue opere documentate sono solo quattro, mentre la maggior parte sono di attribuzione incerta. Sono profonde, invece, le tracce lasciate nell’arte italiana. Ricche di simbologie spesso misteriose, risentono delle richieste dei ricchi e raffinati committenti della Laguna. “Giorgione – spiega Villa – è colui che, come si vede nel ‘Fregio delle arti liberali e meccaniche’, meglio di altri rappresenta il senso profondo del dialogo tra umanesimo e scienza, come traspare anche da ‘I Tre filosofi’, dai complessi significati allegorici. Dedicare un volume a Giorgione significa scegliere un artista rappresentativo dello spirito scientifico e della ricerca, che è nelle radici stesse di Menarini. Un autore che non si ferma nella sua ricerca ma elabora costantemente qualcosa di nuovo. È così che sperimenta la pittura tonale: nei suoi dipinti e affreschi, la morbidezza della luce illumina figure che perdono i contorni”.

Dalla data al luogo preciso di nascita, le notizie intorno a Giorgione sono molto scarse. “Quello che sappiamo per certo è che, in un arco di carriera poco più che decennale – prosegue Villa – Giorgione raggiunge una notevolissima fama, rimasta immutata nei secoli. Attento ai dibattiti filosofici del tempo, impara da Giovanni Bellini e da Giovan Battista Cima da Conegliano per giungere a una sintesi di musicale lirismo, immergendo corpi e paesaggio in una luce morbida e densa, capace di connettere ogni contorno. Fondendo, l’uno nell’altro, ombre e cromie”. E il paesaggio diviene protagonista: raffigurato con attenzione ai particolari, diventa quasi più importante delle figure che vi sono incastonate, come si vede bene ne ‘La Tempesta’, conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il soggetto è il lampo che squarcia il cielo. Questa riproduzione drammatica delle forze della Natura si avvicina alla nostra sensibilità, distanziandosi dall’idilliaca armonia rappresentata da Raffaello o da Botticelli.

Giorgione è un artista esemplare di quel dialogo tra Umanesimo e Scienza che da oltre mezzo secolo Menarini esplora e propone al più ampio pubblico. Il volume conferma il legame tra il gruppo farmaceutico e l’arte, in particolare quella del Rinascimento. Iniziate nel 1956, le prime pubblicazioni si erano concentrate sui grandi temi della cultura europea, dall’arte greca a quella etrusca e romana. Poi, negli anni Sessanta, hanno cominciato a orientarsi verso la pittura italiana, nell’intenzione di raccontare a un pubblico di non addetti ai lavori la grande arte del Rinascimento e non solo, facendone scoprire protagonisti noti e meno conosciuti. Le monografie, capaci di collegare vita e opere degli autori, mettendone in rilievo l’evoluzione dell’aspetto umano e artistico, hanno così spaziato da Michelangelo, Caravaggio e Raffaello a Beato Angelico, Artemisia Gentileschi e Antonello da Messina.

Menarini celebra l’arte italiana in tutto il mondo

Menarini, con il volume su Giorgione, continua a celebrare l’arte italiana in tutto il mondo” – spiegano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del CdA di Menarini Proprio per far conoscere i maestri italiani anche all’estero, oltre alla storica collana d’arte, il Gruppo continua anche il progetto digitale Menarini Pills of Art. Ad oggi, sono state pubblicate su YouTube, in otto lingue, più di 600 video pillole d’arte, con 28 milioni di visualizzazioni”.

Vita e opere di Giorgione

“Tutto intorno a lui è mistero. Incerta la data ed il luogo della sua nascita, oscure le vicissitudini della vita, misteriosa, e ravvolta forse da tragicità passionale, la morte. Una nube di leggenda lo circonda: una fama imperitura lo illumina; e fra l’estate e l’autunno della potenza veneta, fra l’arte di raccoglimento e di pietà, e quella di lusso e di forza, egli solo ha l’esasperante singhiozzo, egli solo ha il melanconico sorriso di chi troppo desidera e sa di non poter avere” (Ugo Monneret de Villard, 1904). Inizia così una delle biografie di Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, uno dei pittori più rappresentativi del Rinascimento. Nato a Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, tra il 1477 ed il 1478, si trasferì da giovane a Venezia dove studiò nella Bottega del Bellini. E, a sua volta, ne aprì una sua, dove ebbe come allievi Sebastiano del Piombo e Tiziano. È un artista attento a tutto ciò che avviene nella sua città, Venezia, dove si stampa il 90% dei libri editi all’epoca e dove si incontrano mercanti e saperi, oriente e occidente. Dialoga con i personaggi della sua epoca, dagli uomini di chiesa, di lettere o di scienza, a mercanti e filosofi. E tenta di trasportare l’interdisciplinarietà nelle sue opere: la sua pittura non è più solo sacra, ma densa di sapere e allegorie, per noi anche difficili da capire e di cui oggi facciamo fatica a ricostruire tutti i dati, come nel ‘Fregio sulle arti liberali e meccaniche’.

Coevo di Leonardo Da Vinci ma, diversamente da lui, incredibilmentemisterioso, le opere certe di Giorgione si contano sulle dita di una mano. Tutto il resto è ricostruzione. Di lui ogni storico dell’arte ha dato una propria lettura e ricostruzione. L’unica pala d’altare a noi nota, la ‘Madonna in trono col Bambino e i santi Liberale e Francesco’, è ancora nella chiesa di Castelfranco Veneto. Decorava invece il Fondaco dei tedeschi, edificio storico che si affaccia sul Canal Grande, vicino al Ponte di Rialto, ‘La Nuda’, figura femminile ritenuta emblema della bellezza, sensualità e prosperità di Venezia, città ponte tra Occidente e Oriente: i secoli e l’aria salmastra l’hanno rapidamente deteriorata, dandole i contorni evanescenti come quelli della vita di chi l’ha dipinta.

Il volume d’arte di Menarini dedicato a Giorgione

Giorgione – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, autore della monografia – è un pittore estremamente attuale: interpreta il rapporto tra arte, letteratura e scienza che ancora oggi segna la nostra epoca. Nella nostra età attenta all’introspezione e all’emotività, ancora ci sorprende per la capacità di lavorare sulle emozioni e toccare la sensibilità. L’interdisciplinarietà che lo ha contraddistinto, ovvero la capacità di approfondire saperi diversi, trova eco nella nostra società sempre più interconnessa. Il suo è un umanesimoche nasce dalla conoscenza delle opere di Aristotele, Platone e Plotino, mentre la sua pittura è in grado di riprodurre la realtà in modo preciso, ma anche dipingere la natura, non solo come cornice, ma come protagonista stessa delle opere”.

Morì a soli 33 anni nel 1510, a causa di una delle epidemie di peste che sconvolsero l’Europa nel XVI secolo. Nella sua brevissima vita, però, pone le basi del Rinascimento Veneziano e della pittura moderna. Nel suo sperimentare e non accontentarsi, lega il suo nome alla tecnica della pittura tonale, pregna di emozione, che dà il via a un linguaggio pittorico che diventerà essenziale nella pittura europea nei secoli successivi e regnerà fino agli impressionisti. Giorgione segna infatti il passaggio tra Bellini e la generazione di Tiziano, Tintoretto e Veronese, ovvero i pittori della modernità. La sua capacità di guardare al futuro è sintetizzata nell’iscrizione riportata nel celebre fregio della casa del Giorgione a Castelfranco Veneto: “Si prudens esse cupis in futura prospectum intende”. “Se vuoi essere saggio, volgi lo sguardo alle cose future”.

Menarini e l’arte

Era il 1956 quando Menarini pubblicò il suo primo volume d’arte dal titolo “Il Testimone d’Egitto”. “La volontà – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, autore di diversi volumi della collana, tra cui quelli su Bellini, Lotto, Tintoretto e Tiepolo – di divulgare e sensibilizzare verso il nostro patrimonio artistico ha mantenuto continuità nel tempo, intessendo un dialogo che dura da quasi sette decadi. Questo progetto, corredato da un apparato iconografico di altissimo livello, in tanti decenni ha anche coinvolto grandi storici dell’arte e accademici, consentendo loro di farsi conoscere da un pubblico di non esperti, da Pierluigi De Vecchi ad Antonio Natali, Vittoria Garibaldi, Chiara Frugoni”. Si tratta, inoltre, di libri ‘dalla doppia vita’: per un anno distribuiti solo da Menarini e poi, allo scadere di questo, ristampati dalla casa editrice e immessi nel circuito librario”.

Alla pubblicazione dei volumi si sono aggiunte poi anche le Pills of Art, pillole video che rivelano al pubblico gli aneddoti che si nascondono dietro i grandi capolavori protagonisti delle monografie di Menarini. Pubblicate sul canale YouTube di Menarini in 8 lingue diverse, le oltre 600 video pillole pubblicate finora hanno raggiunto più di 28 milioni di visualizzazioni.

È rivolta, invece, ai professionisti della salute la rivista Minuti Arte Menarini, a cura della Fondazione Internazionale Menarini, che dal 1977 racconta ogni mese i protagonisti dell’arte italiana e mondiale, raggiungendo oggi più di 100 mila professionisti.

L’Ateneo veneto

Fondato nel 1812, l’Ateneo Veneto è la più antica istituzione culturale in attività a Venezia e opera da oltre due secoli con lo scopo di cooperare allo sviluppo e alla divulgazione delle scienze, delle lettere, delle arti. La sua sede, l’edificio cinquecentesco già noto come “Scuola dei Picai”, è uno spazio aperto che ospita dibattiti culturali e scientifici, momenti di formazione e divulgazione, eventi dedicati alle arti e alle scienze. Nella sua biblioteca conserva e rende disponibili al pubblico oltre 60mila opere, 20mila delle quali inerenti a Venezia e al Veneto.

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