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Giulia Tramontano

Giulia Tramontano, Impagnatiello piange in Aula. La sorella della vittima: “Ergastolo a vita”

Pubblicato il 7 Marzo, 2024

Sui social si sono già scatenati i commenti ricolmi di indignazione, astio, furore. Rabbia suscitata dal pianto di Alessandro Impagnatiello durante la terza udienza del processo in cui è imputato per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano.

E’ considerato un film già visto. Un film disturbante, che non riesci a vedere fino alla fine, quello del feroce assassino che fa scempio della sua vittima e poi, una volta smascherato, reagisce in quella maniera che non viene considerata sincero pentimento, sincera consapevolezza dell’orrore compiuto, di quel che si è stato responsabili, di irrimediabile.

Quel pianto è considerato ennesimo sfregio, ennesimo vilipendio, ennesima offesa a chi è stato strappato alla vita, all’affetto dei suoi cari, vittime anche loro, costrette a un insopprimibile, quotidiano dolore per un lutto inaccettabile, ingiustificabile.

Alessandro Impagnatiello il 27 maggio scorso a Senago, in provincia di Milano. ha massacrato con 37 coltellate Giulia Tamontano incinta al settimo mese del loro figlio e ora si presenta ai giudici in lacrime.

“Non sapendo come gestire la situazione volevo aiutare Giulia, farle capire, darle qualcosa di concreto e farle capire cosa stava succedendo”.

Ha detto la 23enne italo-inglese con cui l’assassino aveva una relazione parallela. La donna testimonia, protetta da un paravento. La ragazza ha parlato più volte degli “inganni” di Impagnatiello e ha pianto a tratti durante la deposizione.

Il tutto mentre l’imputato è in gabbia con la testa abbassata.

Giulia Tramontano

“Fin dall’inizio ha detto che non era il padre del bambino e che aveva fatto il test del Dna. Gli avevo chiesto di farmelo vedere per confermare se diceva la verità. Quando ho visto il test, ci ho creduto. Lui aveva detto che lei era da sola e non stava bene, che aveva provato a farsi del male e perciò lui era preoccupato”, ha aggiunto davanti alla Corte d’Assise di Milano, arrivando poi a raccontare di come ha scoperto che il test era falso.

“Quando sono andata in viaggio a maggio, lui mi ha prestato il suo tablet e lì ho trovato il file del test del Dna. Ho visto la cronologia delle sue ricerche e ho trovato le immagini per creare il documento. Ho visto anche nelle mail il file Excel per fare il documento”. Da lì la decisione della ragazza di non dire niente per raccogliere “altre prove” così da non consentirgli di continuare a mentire.

“Avendo già mentito la prima volta, non volevo che creasse un’altra storia per coprirsi. Ho aspettato di vedere come agire”.

Quando il pm Alessia Menegazzo le ha poi chiesto della gravidanza avuta con Impagnatiello e della successiva decisione di abortire, la ragazza si è commossa e ha avuto bisogno di qualche secondo prima di rispondere.

La ragazza è un’ex collega di Impagnatiello ed è una delle ultime persone ad avere visto Giulia il giorno dell’omicidio, lo scorso 27 maggio, per un incontro in cui le due si confrontarono sulle loro relazioni con il barman.

“Una sola condizione: ergastolo a vita”, scrive su Instagram Chiara Tramontano, sorella di Giulia.

Giulia Tramontano

Condividendo un vecchio post della vittima in cui scriveva “l’uomo potrà sfuggire alla giustizia umana, non a quella divina”.

Giulia Tramontano

Chiara aggiunge: “Davanti alla corte la verità si svelerà col tempo, per Giulia, la giustizia trionferà. Non temere, la tua voce risuonerà forte, affinché il mondo sappia: l’amore non muore. Lotta con fierezza, non arrenderti, Giulia, perché vivrai per sempre”.

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