Mediterraneo in subbuglio, ’SOS’ navi militari russe: ’Potenziare Arsenale Taranto e Brindisi’

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Il Mediterraneo con l’esplosione della crisi fra Russia e Nato sull’Ucraina è sempre più affollato da navi militari russe

Il Mediterraneo con l’esplosione della crisi fra Russia e Nato sull’Ucraina è sempre più affollato da navi militari russe e non solo, come accaduto nei giorni scorsi. È quanto ha rivelato il capo di stato maggiore della Marina militare, l’Ammiraglio Enrico Credendino, nel corso della sua audizione ieri davanti alle Commissioni Difesa della Camera e del Senato.

L’episodio più eclatante, a sud della base navale di Taranto a fine febbraio, è stato l’«incursione» nel mare Jonio dell’incrociatore lanciamissili «Ustinov» della Marina russa, lanciato dal Cremlino alla caccia del gruppo da battaglia della portaerei statunitense «Truman» nell’imminenza dell’invasione dell’Ucraina. Un incrociatore, lo «Ustinov», noto anche come «killer di portaerei» grazie ai suoi 16 potentissimi missili antinave in dotazione.

«Già nei mesi precedenti abbiamo registrato un notevole aumento della flotta russa nel Mediterraneo» ha aggiunto l’ammiraglio, precisando: «Nel 2016 la Russia era presente con una nave nel porto di Tartus (Siria). Negli anni successivi la flotta è aumentata fino ad arrivare ad una presenza di 10-12 tra navi e sommergibili nel Mediterraneo e in questi giorni stiamo assistendo ad un notevole transito di unità russe». Un Mediterraneo ha detto in un passaggio successivo della sua relazione, «pieno di sommergibili che possono essere ostili».

La conferma alle informazioni fornite dal numero uno della Marina italiana viene dal’Istituto di Studi strategici del Mar Nero che nelle ultime ore ha registrato in navigazione nel Mediterraneo, a confronto con le forze dell’Alleanza Atlantica, 13 unità militari russe da combattimento e 5 navi supporto, fra le quali 9 navi e due sommergibili lanciamissili classe «Kilo».

«Ogni giorno – ha detto l’ammiraglio Credendino – ci sono 10mila imbarcazioni che transitano nel nostro Paese di cui dobbiamo sapere tutto perché si possono nascondere rischi che abbiamo il dovere di intercettare. Così come abbiamo il dovere di proteggere le infrastrutture marittime nazionali, di cui si parla tanto in questi giorni a seguito del conflitto in Ucraina.”

“Ciò richiede la nostra presenza vicino a queste infrastrutture per poter intervenire rapidamente. Un attentato terroristico non è difficile da portare a termine: basta portare tritolo su un barcone che parte della Libia sulle piattaforme di Eni che sono a 50 miglia e causare danni che tutti possono immaginare», senza tralasciare la protezione delle condotte (come la Tap) e dei cablaggi sottomarini e delle altre installazioni dell’Eni a sud di Cipro, molto vicino alle basi aeronavali russe in Siria.

«A sud della Penisola – è l’allarme lanciato ai parlamentari – abbiamo una frontiera liquida, esposta a rischi e minacce».

Un appello poi per finanziare gli ammodernamenti degli arsenali, fra i quali Taranto e Brindisi: «Così come stiamo – ha detto – gli arsenali sono destinati a chiudere».

Credendino ha quindi auspicato il completamento del processo di ammodernamento della Marina, che necessita di ulteriori 16,2 miliardi di euro nei prossimi 15 anni.

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Tullio Luccarelli

Cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". Sono uno studente di filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Scrivere è la mia passione, raccontare è il mio dovere.

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