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Ingresso dello Stato nel capitale sociale della Ex Lucchini di Piombino: tra due giorni scade la proroga

Pubblicato il 29 Gennaio, 2022

Tra pochi giorni si concluderà la proroga dei due mesi accordata dal Ministero dello sviluppo Economico per tentare di concludere positivamente la Due Diligence tra Jsw ed Invitalia e permettere l’ingresso dello Stato nel capitale sociale della Ex Lucchini di Piombino.


In questi due mesi il solo obiettivo raggiunto fin’ora è stata la firma per la proroga di ulteriori 12 mesi di Cassa Integrazione per tutti i lavoratori. Tutti chiediamo ed abbiamo come obiettivo il Lavoro e non dei sussidi, ma questa ulteriore proroga è comunque necessaria per sostenere migliaia di famiglie in attesa che la politica faccia la propria parte.
Difficile immaginare un’economia del nostro Comprensorio che al momento possa fare a meno delle risorse derivanti dagli stipendi e dalla Cassa Integrazione dei lavoratori dell’acciaieria piombinese, risorse valutate complessivamente abbondantemente sopra i 40 milioni di euro.


Ma questa proroga e questo ulteriore tempo a disposizione dovrebbe essere ben utilizzato dalla politica per dare una prospettiva ed un futuro allo stabilimento ed alle oltre 1600 famiglie coinvolte, con o senza Jindal, senza mai dimenticarsi che questo è l’unico sito in Italia dove si producono rotaie. Nel Pnrr sono state assegnate risorse per 1,55 miliardi di euro al potenziamento delle ferrovie e, a meno che non si vogliano importarle perdendo anche questo prodotto strategico, occorre salvaguardare ed investire nel treno di laminazione piombinese.


Molta la preoccupazione anche per l’impianto di sfere della Gsi, azienda satellite del gruppo Jsw Steel Italy, che continua a marciare spedita con un discreto pacchetto ordini, ma della quale è stato creato in India un impianto gemello. Temiamo che oltre a sfruttare gli impianti su cui mai sono stati fatti gli investimenti necessari, la Proprietà stia valutando di delocalizzare queste produzioni.


Ancora ferme le bonifiche, da sempre annunciate ma mai partite, con impianti ormai dismessi che diventano ogni giorno che passa ancor più pericolosi e nocivi.
Ma sembra che non esistano in questo Paese altri problemi oltre la nomina del Presidente della Repubblica. Eppure la forte crescita del costo del Gas e dell’Energia sta mettendo a rischio anche la sopravvivenza di molte aziende oltre a mettere in difficoltà le famiglie italiane; abbiamo un’inflazione prevista al 3% che potrebbe produrre una maggiore spesa annua per le famiglie di circa 1200 euro; abbiamo decine e decine di crisi industriali che spesso dopo anni di promesse si risolvono da sole con la chiusura ed il licenziamento dei lavoratori, come negli ultimi casi drammatici della Ex Embraco e della Whirpool.


A Piombino siamo ancora in attesa dell’incontro richiesto da Fim-Fiom-Uilm al Vice Presidente Marco Carrai per avere aggiornamenti sullo stato della trattativa e sul Piano Industriale su cui la Proprietà indiana dice di star lavorando ma soprattutto, essendo alla scadenza prefissata dal MiSe, attendiamo la convocazione annunciata dal Prof. Stefano D’Addona (Responsabile della segreteria tecnica del Vice Ministro Todde) e dal Coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa Luca Annibaletti. Non è più nemmeno chiaro il ruolo di ciascun soggetto istituzionale nella nostra vertenza.


Sulla stampa nazionale, anche in questi giorni, si legge di interessamenti di altri gruppi industriali italiani al sito piombinese, ma sarebbe necessario capire cosa c’è di realmente concreto e nel caso di conoscerne eventualmente le volontà.
All’ultimo incontro di Dicembre abbiamo chiesto al Governo di lavorare parallelamente sia per capire se ci sono reali condizioni per raggiungere un accordo con il Gruppo indiano, sia per individuare una valida alternativa nel caso l’accordo dovesse saltare, per evitare un disastro sociale in un’area di crisi complessa come la nostra.


Il silenzio in cui è ripiombata la vertenza è davvero assordante, non solo da parte delle Istituzioni Nazionali, ma anche dal Presidente della Regione Toscana e da parte di tutta l’Amministrazione Comunale che solo sporadicamente si esprimono sulla principale vertenza Toscana, probabilmente cercando di starci quanto più possibile lontani, lasciando la bomba sociale solo nelle mani delle Organizzazioni Sindacali, dimenticandosi delle promesse e Accordi di Programma da loro siglati.


Nei prossimi giorni sarà convocato il Consiglio di Fabbrica ed in assenza di risposte saranno valutate eventuali iniziative necessarie a capire a che punto sia la Due Diligence e l’annunciato Piano industriale.
Più che domandarsi chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, la politica dovrebbe domandarsi cosa ne sarà di Piombino, della fabbrica, delle migliaia di famiglie coinvolte e cominciare ad impegnarsi per dargli delle risposte.
E’ per avere quelle risposte che i cittadini li hanno eletti.

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