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La Fabbrica come “Aspettando Godot”

Pubblicato il 6 Maggio, 2021

Ormai sono due mesi che insiste il presidio dei sindacati davanti alla portineria JSW, dopo dieci anni di vertenza e un lento inesauribile deterioramento della Fabbrica, “Aspettando Godot” continua a parlarci . Ultimamente avevamo lanciato un monito alla politica: non vi limitate a farvi vedere, lavorate uniti perché il governo possa finalmente affrontare la questione siderurgia piombinese per una soluzione definitiva. L’ammonimento non è servito a molto, sulla convocazione al Mise per la presa in carico del caso piombinese, che possa dare una risposta conclusiva, al momento tutto tace. In questi dieci anni poco si è fatto e con risultati evidenti che potesse creare economie complementari e alternative alla Fabbrica, una specie di sonnecchio, dove tutto si è ripiegato su se stesso. Un milione di metri quadrati di storia che non riesce a trovare una nuova dimensione, si parla d’inserimento dello Stato ma con quale progetto, quali fondi e per quanto tempo? Quali sinergie si sono intraprese con l’Autorità di Sistema e per quali progetti? Tutto ruota con la fabbrica e il destino di questa città è ancora legato a doppio filo con essa, se non si risolve il tema siderurgia, non possiamo avere alcuna visione per la diversificazione: quali aree, quali perimetri, quali piani d’investimenti? La messa in sicurezza del SIN, le dismissioni e le bonifiche fanno parte della solita trama di tessuto. Se la politica non tira le fila di questa matassa e le tesse con lungimiranza, attraverso una costante e sinergica attività istituzionale, tutta la città rischia di restare al passo e sarebbe un colpo tremendo. La politica passa dal presidio, non solo non risolve, sembra quasi voglia tenersi alla larga dai problemi veri, perché in questo giro potrebbero rischiare di scottarsi; il tempo delle declamazioni è finito, restano quelli che hanno deciso di lavorare per l’interesse di tutti. Oggi è in gioco il futuro di una comunità che può uscire dall’impasse solo col duro lavoro e quella trasparenza che richiede spessore umano e politico. Queste le motivazioni per cui abbiamo deciso di portare i partiti allo scoperto attraverso una mozione che presenteremo attraverso il consigliere Monica Bartolini che richiederà un Consiglio comunale tematico e aperto al Metropolitan, sui temi della siderurgia, le dismissioni, le bonifiche, le aree dedicabili alla logistica portuale, una discussione tardiva per quanto ineludibile.
Riccardo Gelichi Portavoce Amare Piombino

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