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La figuraccia di Paragone sul riconteggio dei voti a Milano

Pubblicato il 20 Febbraio, 2022

Aveva gridato al complotto per non essere entrato nel consiglio comunale di Milano, per soli 43 voti. E così Gianluigi Paragone, candidato sindaco di Milano per Italexit alle ultime elezioni amministrative, aveva chiesto il riconteggio delle schede: “Qualcuno non ha voglia di farmi entrare in consiglio comunale”, aveva detto all’epoca il leader di Italexit, aggiungendo: “A Milano ce l’hanno fregato, non ho dubbi. Siamo al 2,99% quando siamo sempre stati sopra al 3 per tutta la notte e stranamente ci svegliamo così. E un po’ difficile pensare che lo scarto minimo tra il mio nome e la mia lista sia praticamente nullo, quando doveva essere il mio nome a trainare. Secondo me qualcuno non ha voglia di farmi entrare in consiglio comunale. Vediamo se è il caso di richiedere il riconteggio delle schede”. Paragone era subito passato dalle parole ai fatti, ricorrendo contro gli esiti delle urne, ed oggi si apprende che in effetti il “complotto”, si fa per dire, c’era stato davvero. Ma a suo favore, stando al documento inviato dalla Prefettura di Milano al collegio del Tar chiamato ad esprimersi in merito al riconteggio, che ha evidenziato che “il numero riportato a pag. 97 del verbale delle operazioni elettorali dell’Ufficio elettorale centrale è frutto di errore materiale in quanto, dall’esame dello stesso verbale, si evince che, in realtà, il totale dei voti validi conseguiti dalle liste ‘Milano Paragone Sindaco’ e ‘Grande Nord’ non è pari a 14.376 ma a 12.878. Di conseguenza, l’estromissione delle suindicate liste è avvenuta per uno scarto di 1.541 voti, validamente espressi e non per soli 43”. Ricorso respinto e ulteriori voti persi. Una vera e propria beffa, anzi una figuraccia da guiness dei primati per il leader di Italexit. D’altronde, chi di complotto perisce di complotto perisce.

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