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La Flai Cgil porta Bonci in tribunale: “Chiediamo solo il rispetto di chi lavora”

Pubblicato il 22 Febbraio, 2022

Da due giorni, il suo volto rimbalza sui social, scatenando fiumi di commenti indignati e severi. Un volto noto al grande pubblico, quello di Gabriele Bonci, imprenditore della panificazione e titolare di tre punti vendita a Roma, ma, soprattutto, protagonista di programmi televisivi di tendenza come “Pizza Hero”. Le luci della ribalta, però, questa volta, Bonci non le ha guadagnate grazie ad una performance televisiva o all’invenzione di una nuova pizza o di un nuovo impasto, ma per le parole che il “pizza-star” avrebbe rivolto contro un suo dipendente, un fornaio, che è anche rappresentante sindacale, e contro il sindacato cui è iscritto, la Flai Cgil, definito da Bonci “sindacato di merda”. Almeno stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, che in un articolo pubblicato domenica – poi rilanciato anche dalla Flai nazionale e da Collettiva, il giornale della Cgil – ha puntato i fari su una brutta vicenda di discriminazione sindacale che vedrà il suo prossimo passaggio il 3 marzo, in tribunale, dove il panettiere più famoso del web dovrà rispondere di attività antisindacale.

“Da quando abbiamo sindacalizzato l’azienda, abbiamo registrato ostilità e intolleranza da parte dell’amministratore delegato”, racconta Giuseppe Cappucci, segretario della Flai Cgil di Roma. “Il punto è che Bonci non sopporta la nostra presenza, lo irrita a tal punto da fare esternazioni pesantissime contro gli iscritti e contro il sindacato”. Espressioni, in effetti, decisamente forti come “fascisti sindacali” o come “il sindacato sta distruggendo l’azienda” che Cappucci, però, respinge al mittente: “Siamo stati sempre disponibili al confronto con l’azienda, ci siamo fatti carico di sottoscrivere gli accordi di cassa integrazione e di sostenere l’azienda e i lavoratori durante il lockdown che ha determinato anche un calo del fatturato. E la risposta qual è stata? Gli insulti e gli atteggiamenti discriminatori verso i nostri iscritti e verso il sindacato”. E di iscritti, la Flai Cgil, unico sindacato presente in azienda, era arrivato a farne ben sei, su un totale di circa 25 dipendenti ma il clima di caccia alle streghe creato da Bonci tra i lavoratori, a sentire il sindacalista, “non solo ha inibito ulteriori iscrizioni ma ha causato anche disdette”.

Ma non tutti hanno ceduto al clima “di paura” stabilito in azienda dall’amministratore delegato, non certo il fornaio e rappresentante sindacale della Flai Cgil che, nelle chat aziendali, sarebbe stato più volte fatto “bersaglio” delle pesanti invettive di Bonci: “Io voglio che te ne vai m’hai portato i sindacati dentro casa! Io te tengo, per carità, mi fai pena. Sei un handicappato, fai pure fatica ad abbassarti e piegarti”, avrebbe detto la “star” colpevolizzando il dipendente per un lieve disabilità all’anca oltreché per la sua adesione sindacale. “Tutto questo”, spiega Guglielmo Agnoni, coordinatore della panificazione per la Flai Cgil di Roma, “solo perché abbiamo chiesto il rispetto delle norme contrattuali e alcuni chiarimenti su delle buste paga”. Insomma, ordinarie rivendicazioni sindacali che però Bonci non è riuscito a “digerire”: “Il clima in azienda col tempo è degenerato, la situazione ha avuto una pesante recrudescenza negli ultimi mesi del 2021, quando siamo stati costretti a “denunciare” Bonci per attività antisindacale. La prima udienza in tribunale è stata fissata per gli inizi di marzo”.

“Un’azione, quella giudiziaria”, aggiunge Cappucci, “che si è resa necessaria per provare a ristabilire un clima di normali relazioni sindacali in azienda. Noi chiediamo che venga repressa questa azione di discriminazione antisindacale e che vengano ristabilite la libertà sindacali. E non perché lo diciamo noi ma perché lo dice la Costituzione”. E per il “cattedratico” della pizza, che i sindacalisti in questi anni non hanno mai avuto modo di incontrare né di conoscere direttamente, il messaggio è netto e inequivocabile: “Noi del sindacato”, conclude Cappucci, “non siamo brutti a cattivi. Chiediamo solo il rispetto di chi lavora”.

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