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L’opinione di Enzo Guarnera. Proposta di legge Zan: “Ma ha ancora senso il Concordato tra Italia e Chiesa?”

La posizione critica assunta dal Vaticano sulla proposta di legge Zan contro i reati di genere, in base all’assunto che in tal modo si violerebbe il Concordato, pone un interrogativo che ritengo prioritario.
Nel terzo millennio ha ancora senso un Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica?

Pubblicato il 23 Giugno, 2021

La posizione critica assunta dal Vaticano sulla proposta di legge Zan contro i reati di genere, in base all’assunto che in tal modo si violerebbe il Concordato, pone un interrogativo che ritengo prioritario.
Nel terzo millennio ha ancora senso un Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica?
Storicamente la maggioranza dei concordati venne stipulata con Stati autoritari o con regimi di poca tradizione democratica, come rapporto di vertice tra gerarchia ecclesiastica e potere politico, per una garanzia reciproca e, talora, per far fronte comune contro i processi di emancipazione dei popoli.


La Chiesa Cattolica si è posta, pertanto, come potenza terrena in antagonismo con le potenze laiche. Come struttura parallela alle strutture politiche, sociali, educative, assistenziali, culturali della società. E, in quanto tale, ha rivendicato propri ambiti di autonomia, protetti giuridicamente, nei quali sviluppare una esperienza parallela e antagonista.
Il sistema concordatario ha così determinato, in molti cattolici, la presunzione di essere cittadini di prima categoria, spingendoli, più o meno consapevolmente, all’ipocrisia e alla simulazione religiosa. E inducendoli a confidare più sul potere che sulla fede.
Il prete è diventato, spesso, funzionario della religione. La comunità ecclesiale un popolo di sudditi. La fede una prestazione ufficiale e formale.
Progressivamente si è assistito allo svuotamento della potenzialità rivoluzionaria del Vangelo, che si è trasformato, per alcuni, in uno strumento di ordine e di conformismo. La Chiesa Cattolica ha finito con l’essere percepita più come Chiesa-Istituzione che come Chiesa-Comunità.

Una Chiesa-Istituzione che, nei secoli, è apparsa una setta prepotente, chiusa, paternalistica, sfruttatrice, impegnata nel gioco politico.
Una Chiesa nella quale ha prevalso la staticità, il conservatorismo, la compiacenza di sé, il trionfalismo, l’orgoglio della presunta perfezione.
Una Chiesa lontana dalle donne e dagli uomini.
Poco o nulla profetica.
In una fase storica difficile, nella quale sembrano smarriti i valori etici di riferimento per la vita individuale e collettiva, la Chiesa Cattolica potrebbe dare un rilevante contributo se decidesse di essere povera, non solo di denaro ma anche, e soprattutto, di potere, di privilegi, di sostegni politici modellati sul tipo dei trattati internazionali.

Proviamo a immaginare una Chiesa-Istituzione priva del puntello concordatario, costretta a riscoprire la sua identità più profonda ed autentica, ad uscire dal mondo parallelo per andare, forte solo della fede in Cristo, tra gli ultimi e i diseredati della Terra.
Per essere fautrice del riscatto da tutte le schiavitù, luogo dell’Amore concreto e dell’unione fraterna, seme di speranza.
Una Chiesa capace di vincere la paura del confronto adulto con la molteplice e mutevole realtà.
Una Chiesa capace di superare la ricorrente tentazione di rinchiudersi nel fortilizio delle certezze assolute.
Dovrebbe essere interesse di una Chiesa così denunciare il Concordato, tutti i Concordati, e avere il coraggio e la forza di andare in mare aperto, uscendo dal pantano del realismo politico per alimentare la sana utopia di un mondo nuovo.
Lo farà la Chiesa di Francesco?
Non credo, sono molte le resistenze.
Se tornasse Gesù Cristo lo farebbe senza esitazione.

Enzo Guarnera

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