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Figlia d’arte e di note, ecco Manua e la sua “Dafne non c’è” (video)

Manua è il suo nome d’arte. È Manuela Mastroeni all’anagrafe. Messinese, 21 anni, ormai è conosciuta dal grande pubblico dei Kunsertu, di cui è la voce nuova. Per Day Italia News Manua presenta in video inedito il suo brano “Dafne non c’è”

Manua è il suo nome d’arte. D’arte e di note è figlia. Messinese, 21 anni, da un anno circa la conosce il grande pubblico che segue con amore e passione il gruppo storico dei Kunsertu, di cui è la voce nuova che s’amalgama con le altre voci straordinarie della band, Egidio La Gioia e Faisal Taher. Lei all’anagrafe è Manuela Mastroeni, figlia di Nello Mastroeni, e chi ha applaudito la loro ultima tournée sa che val la pena di seguirne le tracce. Per Day Italia News presenta in video inedito Dafne non c’è.

Manua – Dafne non c’è (video)

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“Un invito a coltivare le proprie passioni, a prescindere da tutto”

“Ho scelto di presentare Dafne non c’è, un brano che ho scritto un anno fa, perché per me – spiega oggi Manua – racconta il desiderio di affrontare le delusioni e le difficoltà facendo scoprire e venir fuori un lato nuovo, sconosciuto, di noi stessi. Dafne è la parte istintiva e coraggiosa che ognuno ha e che spesso non viene lasciata libera di agire perché si fa prevalere la parte razionale, quella che teme il rischio, che ha paura delle conseguenze e di esiti inaspettati. Quindi per me Dafne rappresenta la voglia di rinascita e la voglia di non nascondersi. È lo stesso spirito che ritrovo sul palco, l’unico luogo dove sento di potermi liberare davvero di tutte le sovrastrutture. Quindi questo brano è anche un invito a coltivare le proprie passioni a prescindere da tutto, superando poco a poco i propri limiti”.

Una storia cominciata prima che Manua nascesse

Manua ha 21 anni ed è vicina alla laurea in Lettere moderne. La sua storia, però, ha radici lontane. In un certo senso, comincia ben prima che lei nascesse. Comincia, cioè, quando comincia la musica dei Kunsertu, il gruppo da sempre legato a Messina e che ha portato Messina ben oltre i confini nazionali, sia per il successo raccolto in decenni di attività sia per quella cifra caratteristica di contaminazione artistica che, al momento dell’inizio dell’avventura, era praticamente unica.

L’anno scorso, alla fine di dicembre, i Kunsertu hanno presentato un album nuovo, Rosa, giunto a tre anni dalla pubblicazione della raccolta “1984-2016”. Con nove brani inediti, tra cui quello che dà il titolo all’album, e due brani riarrangiati, con un sound più pop ma sempre percorso da influenze etniche e mediterranee, Rosa aveva già scalato le classifiche prima che il lockdown bloccasse i progetti di tournée. Soprattutto, era stato in parte anticipato in una serie di concerti che ne avevano testato il gradimento, immediatamente confermato. Sul palco e in sala d’incisione era salita con loro la giovane Manua.

E se Rosa, fin dal titolo, è una dichiarazione d’amore per Mokarta, il brano che ha fatto conoscere i Kunsertu in tutta Europa e che nel nuovo album viene riproposto, Manua fa parte della formazione attuale, formazione nella quale, oltre al padre Nello, autore della musica e dei testi, si ritrovano figure storiche della band, Faisal Taher (voce, 1988-1995; dal 2016), Egidio La Gioia (voce, 1990-1992; dal 2016) e Roberto De Domenico (percussioni, 1982-1984 e 1990-1995; dal 2016), insieme con Massimo Pino (basso, dal 2016), Fabio Sodano (flauto e fiati popolari, dal 2016), Gianluca Sturniolo (sax, dal 2016), Tanino Lazzaro (fisarmonica e piano, dal 2018), Stefano Sgrò (dal 2018), Gaetano Leonardi (tecnico del suono). .

Manua sul palco con i Kunsertu: “È successo spontaneamente”

“Ho iniziato a cantare con i Kunsertu in modo spontaneo. Lavorando a qualche pezzo con mio padre per il nuovo album Rosa, sono entrata sempre di più nel progetto”, racconta Manua.

“La scorsa estate abbiamo girato tante piazze ed è stata un’esperienza incredibile per me, perché era un periodo in cui credevo di poter essere un’autrice per gli altri ma non immaginavo neanche di poter stare ‘in primo piano’. Invece ho scoperto l’emozione del palco, il contatto con le persone, e ho capito che quell’energia mi fa stare bene, mi mette a mio agio”.

Un “battesimo” impegnativo. Ma – dice lei – “Lavorare con mio padre e altri professionisti del settore musicale mi mette nelle condizioni di crescere e di rapportarmi a mondi musicali diversi”.

“Il mondo digitale? Una risorsa fondamentale per gli artisti”

Figlia del suo tempo, Manua non solo non disdegna il mondo digitale, ma ne apprezza il valore di “strumento” al servizio degli artisti. “Credo che oggi, considerando anche quello che è successo e sta succedendo, le risorse digitali siano fondamentali per noi artisti, per creare contatti, per diffondere la nostra musica. Tra i miei progetti infatti c’è il desiderio di pubblicare alcuni dei miei pezzi, a cui sto lavorando, sulle varie piattaforme digitali, sperando di far conoscere il mio mondo, la mia musica, di essere ascoltata e, magari, di trovare collaborazioni nuove. Mi piacerebbe scrivere anche per altri, oltre che per me stessa, dare una possibilità a quello che amo fare”.

“La musica va lasciata andare. Ciascuno può ritrovarci un pezzo di sé”

Manua, in effetti, considera la scrittura la sua prima – e mai tradita – vocazione. “Scrivere canzoni per me rappresenta quell’energia vitale che è fondamentale, la prima canzone completa che ho scritto risale a quando avevo 9 anni, ma anche di quando ero ancora più piccola non mancano video e ricordi di me mentre invento motivi con parole inesistenti; poi sono venuti i testi e per tanti anni ho continuato a scrivere per bisogno e necessità di raccontare e di raccontarmi, tenendo tutto questo per me”.

Dafne non c’è, il “regalo” che Manua fa a Day Italia News, rappresenta “anche la voglia di condividere quello che sono e che sempre sarò, perché quando scrivi qualcosa lo fai inizialmente per te stesso, per racchiudere nella musica emozioni provate, desideri, temi che ti stanno a cuore, ma il secondo passo è lasciare andare i propri brani, perché la musica è fatta per essere ascoltata, ed essere raccolta dagli altri, che magari provano le stesse emozioni e rivedono se stessi in un brano. Che a quel punto non appartiene più solo a te. Ed è giusto, è bello che sia così”.

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