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Rider si fa 50 km per una consegna: “Mai più”

Pubblicato il 17 Gennaio, 2023

I rider rappresentano una categoria molto dibattuta e, nello specifico, si parla spesso del loro sfruttamento e delle condizioni difficili nelle quali sono costretti a lavorare. Ebbene sulla questione è arrivata una testimonianza molto significativa, quella di Andrea Bassi, con un passato nella politica avendo militato nelle fila della Lega prima e di Fratelli d’Italia poi.

Bassi ha raccontato un’incredibile vicenda che vede come protagonista proprio un rider, costretto a farsi ben 50 km per una consegna.

Il racconto di Andrea Bassi: “Rider sfruttati, si sfiora lo schiavismo”

In un lungo post su Facebook Andrea Bassi racconta l’incredibile storia che ha vissuto esordendo così: “Vi voglio raccontare un fatto incredibile che mi è successo ieri sera e che mi ha fatto davvero riflettere su quanto lo sfruttamento delle multinazionali sia molto più vicino alla nostra realtà di quel che pensiamo.

Per questioni pratiche, ordino online presso una nota catena di fast-food optando (per la prima volta nella mia vita) di ricevere il tutto a casa. La catena però non effettua consegna diretta ma si avvale di altre realtà. Casualmente scelgo Deliveroo e pago il tutto con Paypal. Sono le 18.40 circa e la consegna stimata è dopo un’oretta, ma non ho alcuna fretta…”.

Le lancette dell’orologio continuano a scorrere, ma del rider non c’è traccia e così Bassi inizia a spazientirsi: “Alle 20.50 il fattorino doveva ancora arrivare. Deliveroo non dava alcun riferimento telefonico e quindi decido di chiamare la catena di fast-food per chiedere spiegazioni di un simile ritardo. Si sono ovviamente scusati, mi hanno spiegato che il problema non dipendeva dal loro personale e mi hanno però garantito che entro poco la cosa sarebbe stata risolta”.

Dopo diverse ore finalmente arriva il rider ma la rabbia di Bassi sfuma subito quando conosce l’incredibile tragitto che ha fatto: “Alle 21.10 circa, finalmente, l’applicazione di Deliveroo inizia a segnalare l’avvicinamento (molto lento) del fattorino alla mia abitazione. Scendo bellicoso in strada pronto per chiedergli se fosse andato a farsi prima un giro sulla Luna, ma ad un tratto rimango di sasso, basito: il ragazzo (italianissimo) era a bordo di una bicicletta, tra l’altro parecchio carente sotto il profilo della sicurezza. Ho poi pure capito che era oberato di consegne e che ha dovuto attraversare praticamente l’intera città di Verona, per correre al fast-food, prendere la mia cacchio di cena, portarmela sotto casa e poi tornare nel capoluogo per chissà quale altro giro. Ovviamente l’incazzatura si è subito trasformata in pena e quasi angoscia che, se lo avessi avuto, gli avrei prestato pure un motorino….”.

Il post si conclude in modo laconico con una profonda riflessione sulle condizioni a dir poco complesse nelle quali si trovano a lavorare i rider: “Morale? Ho deciso che mai e poi mai più utilizzerò questo tipo di servizio. Non tanto per il rischio di ritardi o disguidi (che possono accadere, ci mancherebbe), ma soprattutto per non rischiare di avallare, seppur inconsapevolmente, un simile sistema che in queste condizioni rasenta lo schiavismo!”.

Lo sfogo di Bassi a Il Corriere del Veneto

Il post è stato pubblicato lo scorso 13 gennaio ed è diventato virale nel giro di poco tempo.

“Confesso la mia ignoranza riguarda la realtà quotidiana dei rider e di queste applicazioni – spiega Bassi – ma ora ne ho preso pienamente consapevolezza. Ho deciso allora che per motivi etici non utilizzerò mai più questo tipo di consegne attraverso le app delle multinazionali, perché non voglio contribuire a finanziare indirettamente un sistema di sfruttamento del lavoro”.

Pur non volendo demonizzare il sistema, Bassi spiega che non utilizzerà più questi servizi e ripercorre la vera odissea del povero ragazzo: “Il ragazzo mi ha spiegato di essere dovuto partire da Verona est, attraversare tutta la città e proseguire sulla regionale 11 per raggiungere il McDonald e ritirare, per poi da lì arrivare a Bussolengo. Praticamente un viaggio tra andata e ritorno di 40 o 50 chilometri. Mi si è raggelato il sangue. Gli ho anche chiesto se volesse salire a scaldarsi un po’ o a prendersi una mancia, ma mi ha risposto che non aveva tempo, che doveva correre via per altre consegne”.

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