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Catania

Stupro alla Villa Bellini: “Ragazzi normali, lavoravano, uno shock”. Chi sono i sette giovani egiziani accusati

La notizia è davvero sconcertante: gli operatori delle strutture – come riporta Open definiscono i ragazzi fermati per lo stupro della ragazzina 13enne come giovani “normali”

Pubblicato il Febbraio 5, 2024

La notizia è davvero sconcertante: gli operatori delle strutture – come riporta Open definiscono i ragazzi fermati per lo stupro della ragazzina 13enne come giovani “normali”, “con un approccio relazionale sano” e che sono in contatto con le loro famiglie in Egitto.

L’accusa

I sette cittadini egiziani sono accusati di aver stuprato una ragazzina di 13 anni davanti al fidanzato nel giardino Bellini, la villa al centro di Catania. I giovani erano arrivati in Sicilia tra il novembre del 2021 e il marzo del 2023, tutti minorenni, affrontando la traversata con un barcone.

Non potendo essere espulsi proprio per il fatto di essere minorenni sono stati accolti nei centri per minori stranieri non accompagnati. Due di loro starebbero collaborando all’inchiesta, mentre due maggiorenni sono stati arrestati e due minori affidati a un centro precauzionale. Per oggi (5 febbraio) è prevista l’udienza di convalida della misura cautelare.

La testimonianza della ragazzina

Secondo la testimonianza della ragazzina e del fidanzato 17enne la violenza sessuale si è svolta nei bagni della Villa Bellini la sera del 30 gennaio. Due ragazzi del gruppo (in custodia cautelare) l’avrebbero violentata mentre gli altri sarebbero rimasti a guardare ma avrebbero agito per bloccare il fidanzato. La vittima ha confermato nei giorni scorsi le accuse nei confronti di uno dei suoi violentatori: proprio ieri, 4 febbraio, avrebbe riconosciuto anche un secondo ragazzo: “È lui. Voglio solo giustizia”, avrebbe detto ai carabinieri.

Secondo Open – che riporta alcune dichiarazioni della minore – Il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita ha detto di non aver visto in lei sentimenti di rivalsa o vendetta. Il racconto della ragazzina: “Ogni tanto mi diceva ‘Stai buona’. Io urlavo: vi prego, vi imploro, non fatemi del male. Poi è entrato l’altro. Era violento, mi stringeva, mi strattonava”. La ragazza dice anche che il ragazzo che sta collaborando con i magistrati avrebbe partecipato allo stupro.

Le indagini scientifiche

Sempre stando a quanto riporta Open anche il secondo Dna trovato sugli abiti della vittima appartiene a uno degli arrestati: l’ultimo. La pubblica ministera Anna Tranchillo ha in mano i risultati dei Ris, mentre le telecamere della villa non sarebbero entrate in funzione.

Il Corriere della Sera racconta che i ragazzi accusati erano ben inseriti nella comunità: “Due lavoravano nell’edilizia. Uno faceva un tirocinio. Il ragazzo che ha collaborato con gli inquirenti ha 19 anni. La sua prima casa in Italia è stata proprio la struttura d’accoglienza dove ha frequentato corsi di italiano e dove avrebbe dovuto cominciare a breve i laboratori formativi per il tirocinio. I ragazzi delle strutture vengono generalmente indirizzati in aziende che si occupano di edilizia, ristorazione o turismo. Era in attesa di ricevere un permesso studio-lavoro”.

Le dichiarazioni: “Siamo sconvolti”

“Quel che è accaduto ci ha sconvolti”, racconta al Corriere della Sera l’avvocata Angela Pennisi, responsabile Area legale immigrazione della comunità. “Il ragazzo mantiene il legame con la sua famiglia di origine, ha partecipato alle attività della parrocchia e di animazione e ai laboratori di fotografia. È un giovane che ha mostrato sempre desiderio di impegnarsi, dando buoni riscontri. Lo definirei una persona dolce”. L’altro, quello che ha collaborato, “è sotto shock. Solo ora ha compreso la gravità di quel gesto”.

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