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“Scacco” al clan Moccia. Due arresti per gli omicidi Capone e Pezzella.

Pubblicato il 21 Luglio, 2020

I Carabinieri del ROS CC Napoli e del Nucleo Investigativo Carabinieri Castello di Cisterna e del personale della Polizia di Stato della Squadra  Mobile di Napoli, hanno dato esecuzione oggi a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse, nell’ambito delle indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, dal GIP del Tribunale di Napoli, per più episodi di omicidio accaduti nella zona nord di Napoli. Una prima ordinanza costituisce lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti di PUZIO Michele, già condannato per il suo ruolo di esponente apicale del clan Moccia di Afragola, in quanto gravemente indiziato per il reato di concorso nell’omicidio in pregiudizio di CAPONE Immacolata, avvenuto a Sant’Antimo il 17 marzo 2004, aggravato dalla finalità di agevolazione di associazione di stampo camorristico e dei correlati reati in materia di porto d’armi. La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nei comuni di Casoria ed Afragola. PUZIO Michele, nell’assumere a partire dal febbraio di quest’anno la veste di collaboratore di giustizia, ha confessato la sua partecipazione al delitto, anche ammettendo di avere indossato il cappellino rinvenuto sul luogo del delitto e sul quale erano state rinvenute tracce del suo DNA. Lo stesso, ha altresì ammesso, come pure era parzialmente emerso nel corso delle indagini, di aver confezionato un falso alibi inducendo la formazione di un verbale di contravvenzione per violazione al Codice della Strada che lo collocava per il giorno e l’ora dell’omicidio in un luogo diverso dalla scena del crimine. In virtù del suo concorso nel reato e dall’ acquisizione dei relativi elementi di riscontro, il Giudice ha ritenuto l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, per il concorso materiale o morale nell’omicidio, nei confronti di altri appartenenti apicali del clan MOCCIA,   IAZZETTA Filippo, FAVELLA Francesco e ANGELINO Giuseppe. Dalle ulteriori indagini è risultato confermato il movente nella volontà del clan MOCCIA di “punire” la donna, perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito SALIERNO Giorgio, a sua volta fiduciario dei vertici dell’organizzazione per impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo alla CAPONE e clan diversi dal clan MOCCIA. Altra vicenda di sangue oggetto della ordinanza è l’omicidio ai danni di PEZZELLA Mario, fratello di PEZZELLA Francesco detto “pane e ran” storico appartenente delle famiglie camorristiche operanti nelle zone di Cardito e Frattamaggiore, avvenuto il 17 gennaio 2005 a Cardito. Su quest’ultimo già sono state pronunciate negli anni scorsi sentenze di condanna definitive nei confronti di soggetti appartenenti al Clan Moccia, o, per dirla meglio, al federato Clan “La Montagna” di Caivano, nei confronti di ANGELINO Giuseppe, PETILLO Andrea, LA MONTAGNA Domenico e dei collaboratori di giustizia DI DOMENICO Marcello e ROBERTO Fermo. In virtù delle dichiarazioni rese da PUZIO Michele, a suo tempo processato ed assolto per quel reato, è stata ulteriormente approfondita la ricostruzione della fase decisionale che ha portato all’omicidio, e sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di IAZZETTA Filippo, come mandante del delitto ed in particolare quale soggetto che aveva dato l’autorizzazione per conto del clan MOCCIA per la sua esecuzione. La seconda ordinanza di custodia cautelare scaturisce dai fatti connessi all’omicidio PEZZELLA e ha per oggetto l’omicidio ai danni di AMBROSIO Aniello, anch’egli appartenente alle famiglie camorristiche operanti in quella zona, accaduto il 21 febbraio 2014 dopo che nelle campagne di Grumo Nevano era stata rinvenuta una autovettura con il suo cadavere carbonizzato e dopo che due giorni prima erano stati rinvenuti in circostanze simili i cadaveri di MONTINO Vincenzo e SCARPA Ciro. Dalle indagini svolte, e in particolare dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia tra i quali ATTANASIO Antonio( affiliato del gruppo camorristico riconducibile al PEZZELLA Francesco, dichiaratosi autore materiale del reato e  dello stesso PUZIO Michele) e dai riscontri effettuati dalla Polizia Giudiziaria, sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di PEZZELLA Francesco quale mandante  dell’omicidio e di LUONGO Nicola ( già condannato per la sua appartenenza sia al clan MOCCIA che al Clan NINO e per l’omicidio ai danni di NAPOLITANO Felice commesso in Roccarainola nel 2003) quale compartecipe materiale. Il movente, secondo la ricostruzione accusatoria accolta dal Giudice, è proprio la vendetta operata da PEZZELLA Francesco nei confronti di AMBROSIO ritenuto un compartecipe dell’omicidio del fratello Mario avvenuto nelle modalità particolarmente cruente della esecuzione dell’omicidio. Dalle indagini è poi emerso che la scia vendicativa, nelle intenzioni del PEZZELLA, avrebbe dovuto toccare altri soggetti ritenuti responsabili ai suoi occhi di quell’omicidio. Nel medesimo contesto, ed in virtù delle dichiarazioni confessorie rese da da parte dello stesso PUZIO nella veste di collaboratore di giustizia, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia relativamente ad un appartamento ed un terreno appartenenti a PUZIO Michele, acquistati con i proventi delle attività estorsive effettuate per conto del clan MOCCIA ed intestati fittiziamente a terzi.

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