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GAIA: comitato di cittadini

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Interviste inattuali: domande e risposte sul depuratore del Garda

Depuratore del Garda: un tema importante per oggi e per il futuro. Intervista con l’ingner Filippo Grumi, presidente del Comitato GAIA

Pubblicato il 2 Agosto, 2020

È Il lago più grande d’Italia, sede di bellezze artistiche e culturali e, soprattutto, di un patrimonio ambientale unico e davvero vasto. Sin dall’antica Roma, ogni anno arrivano sul Lago di Garda migliaia di persone per godere del suo clima mite, del suo ambiente e anche delle sue acque. E proprio le acque del lago sono al centro da tempo Ma da tempo un annoso problema assilla il lago, quello della Depurazione delle acque. Iniziamo un approfondimento di questa tema, eticamente importante sia pensando al presente, sia alle generazioni future. Oggi intervistiamo l’Ingegner Filippo Grumi, presidente del Comitato GAIA dall’anno della sua fondazione nel 2014.

Buongiorno.  Innanzitutto che cosa è GAIA?

Il comitato GAIA, acronimo di Gavardo Ambiente Informazione Attiva nasce nel 2014 per opporsi al progetto di realizzazione di una centrale a biomassa di enormi proporzioni da costruirsi in mezzo al paese tra scuole ed asili. La battaglia viene vinta e il progetto ritirato. Il comitato prosegue la sua attività occupandosi della questione relativa al sito della Fonderie Mora s.p.a. e della problematica della Cava nel Monte Tesio senza tralasciare gli aspetti più sociali e comunitari come la straordinaria raccolta fondi per l’Ospedale di Gavardo durante l’emergenza Covid. GAIA è un comitato spontaneo di Cittadini, ed abbiamo anche una pagina Facebook.

Ci può illustrare brevemente i termini della questione?

Il Piano Investimenti 2018 di Acque Bresciane srl (gestore del Sistema Idrico integrato della Provincia di Brescia su incarico dell’ATO di Brescia) proposto in approvazione al Comitato di Indirizzo e controllo nella seduta del 23 ottobre 2018, andata deserta per mancanza del numero legale dei Sindaci, contiene un intervento denominato “Collettamento e depurazione sponda bresciana del Lago di Garda”, per il quale la scheda indica “Sito impianto da definire (corpo recettore fiume Chiese)”, il CDA di ATO prende “atto” della modifica al progetto iniziale che individuava come sito dell’unico nuovo impianto di depurazione il comune di Visano, a 35 km dal lago di Garda. ATO rinuncia alla scelta di localizzare il depuratore delle fogne dei comuni del lago di Garda dopo 5 anni e dopo che ha ottenuto il finanziamento a fondo perduto dallo Stato proprio su quel progetto semplicemente con una “presa d’atto” !

Qual è la vostra posizione?

La nostra posizione iniziale è stata quella di cercare un dialogo con le istituzioni per cercare insieme una soluzione alternativa a quella presentata che fosse la più idonea alle esigenze del lago e la meno impattante dal punto di vista ambientale ed economico, proponendo ben 6 scelte possibili. Posti di fronte all’impossibilità di un dialogo con le istituzioni come la Provincia di Brescia e il suo Presidente e i vari enti locali deputati a decidere in merito, vedi ATO e Acque Bresciane, la nostra risposta è stata allora quella di rivolgerci al territorio organizzando più di una 20 di assemblee per illustrare il progetto e la nostra contrarietà allo stesso. Alla luce di questa imponente campagna di informazione la politica locale è entrata in crisi perché ormai era chiaro a tutti che questo progetto era privo di basi tecniche e insostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, crisi politica che ha quasi portato la maggioranza in Consiglio Provinciale a perdere i numeri su una mozione che chiedeva uno studio alternativo, votazione finita in pareggio per mancanza causa parto, di una consigliera di minoranza.

Che cosa chiedete?

Che l’attuale progetto, fermo da un anno, venga definitivamente accantonato e che in sei mesi venga approfondita una proposta alternativa (già inclusa nello studio dell’Università di Brescia) che riporti la depurazione gardesana a Peschiera del Garda come è avvenuto negli ultimi 40 anni possibilmente con la ristrutturazione dell’impianto esistente o eventualmente con uno di nuova realizzazione. Nel frattempo chiediamo che il lago di Garda venga considerato un unico bacino non diviso in settori amministrativi e quindi riteniamo necessaria una vera cabina di regia che sovraintenda il progetto.

Quali saranno i prossimi passi?

Continuiamo la nostra opera di informazione e sensibilizzazione attraverso articoli e pubblicazioni sulla nostra pagina e sono in programma fiaccolate per ribadire la contrarietà al progetto e di sostegno agli studi prodotti dai comitati e dai tecnici dei comuni che al tavolo tecnico hanno dimostrato che il progetto è privo di basi tecniche sostanziali e non rappresenta ne la miglior soluzione per il bene del lago di Garda ne tanto meno per il fiume Chiese, anzi.

Un messaggio per concludere?

Questo progetto non sarà mai accettato dal territorio che ormai lo vive come una imposizione frutto di un mero esercizio di potere. Il conflitto e la contrapposizione a vari livelli che viene generato da scelta importanti come queste completamente calate dall’alto senza condivisione con i territori poteva e doveva essere evitato da parte di chi ne aveva la responsabilità. I cittadini correttamente informati e sensibilizzati dall’azione dei comitati si oppongono a questo progetto perché è solo frutto di una esigenza gestionale e di malcelati accordi politici. Dopo tutto quello che è successo con l’epidemia di Covid crediamo che sia necessario un cambio di mentalità da parte di enti e istituzioni in merito alle scelte ambientali che possono avere pesanti ricadute non solo sociali e sulla salute ma anche economiche. Cambiare è difficile all’inizio ma non impossibile se si vuole fare il bene del territorio e dei cittadini rispettando il ruolo nelle istituzioni (e negli enti) che si è chiamati a ricoprire.

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