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LENZI (SAPIENZA): PIÙ TECNOLOGIA PER CONTRASTO DIABETE

I nuovi sistemi che consentono di misurare i livelli glicemici di continuo (FGM) e a distanza (CGM) “avvicinano il diabetologo al proprio paziente consentendo di superare alcuni ostacoli tipici della gestione di una patologia cosi’ complessa e ad elevata prevalenza”, così il professor Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Universita’ Sapienza di Roma, intervenendo al Dialogue meeting web promosso dalla rivista di politica sanitaria ‘Italian Health Policy Brief’.

Pubblicato il 19 Febbraio, 2021

I nuovi sistemi che consentono di misurare i livelli glicemici di continuo (FGM) e a distanza (CGM) “avvicinano il diabetologo al proprio paziente consentendo di superare alcuni ostacoli tipici della gestione di una patologia cosi’ complessa e ad elevata prevalenza”, così il professor Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Universita’ Sapienza di Roma, intervenendo al Dialogue meeting web promosso dalla rivista di politica sanitaria ‘Italian Health Policy Brief’.

Tali strumenti, in grado di “migliorare l’aderenza terapeutica, la qualita’ di vita dei pazienti ma anche di contenere i costi di gestione della patologia”, di recente sono stati anche oggetto di un ‘Expert Paper’ che ha coinvolto I massimi esperti della diabetologia e dell’endocrinologia nazionale.

“I pazienti diabetici vivono una condizione di forte disagio che impatta fortemente sulla qualita’ della loro vita nel timore di essere esposti a crisi ipoglicemiche che possono comportare anche urgenti ricoveri ospedalieri – ha spiegato Lina Delle Monache, consigliera nazionale della FAND (Federazione associazione nazionale diabetici) – Quindi e’ fondamentale facilitare l’accesso a nuove tecnologie che semplifichino le metodologie di controllo dei livelli glicemici, assicurino maggior aderenza alle terapie e non interferiscano con la quotidianita’”. 

Nel corso del meeting il tema del monitoraggio in remoto e in continuo dei livelli glicemici e’ stato affrontato nella logica dell’efficientamento dei servizi sanitari, che dovra’ “sempre piu’ poggiare sul pilastro della telemedicina” ma che “non potra’ affermarsi se verranno meno- e’ stato rilevato da piu’ parti- le necessarie scelte di politica sanitaria” e se “non saranno superate le disomogeneita’ assistenziali che ancora caratterizzano i diversi servizi sanitari regionali”. Secondo gli esperti ci sono dunque “ancora troppe lacune” pur tra alcune “lodevoli eccezioni quali, ad esempio, quello della Regione Sardegna, che sta prevedendo nella propria legge finanziaria, in fase di approvazione, stanziamenti per nuovi sensori da braccio” per tutti i pazienti diabetici in terapia multi-iniettiva.

“Guardo con estremo interesse al tema delle nuove tecnologie per il controllo dei livelli glicemici, anche come vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale Comuni Italiani- ha commentato l’onorevole Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesita’ e Diabete – come ad un segmento importante del nuovo orizzonte della telemedicina, cui tutti dobbiamo guardare con grande attenzione e crescente impegno per assicurare quell’equita’ assistenziale che e’ doveroso perseguire. Il territorio nazionale e’ composto da ben 6mila piccoli comuni, molti dei quali nelle aree interne e rurali e, anche in questi contesti, le risposte sanitarie potranno essere migliori grazie a queste importanti innovazioni”.

Secondo la vicepresidente della Commissione Igiene e Sanita’ della Camera, Rossana Boldi, le scelte politiche in sanita’ devono infine mirare “anche a rendere la vita dei pazienti il piu’ normale possibile e le nuove tecnologie anche in questa logica possono avere un ruolo centrale. Gli eventuali maggiori costi che a queste possono essere associati vanno considerati con capacita’ prospettiche, nel senso della necessita’ di valutare anche le complicanze della patologia diabetica che sono in grado di evitare”, ha concluso. 
Diabete malattia dei poveri, +7% in periferie romane
Il diabete e’ la malattia dei poveri, perche’ purtroppo incide l’assunzione di cibo meno adeguato e controllato. Basti pensare che a Roma abbiamo una prevalenza della patologia del meno del 5% al centro di Roma, nelle zone cosiddette ‘di lusso’, mentre la prevalenza arriva a sfiorare il
7% nelle periferie romane.
In realta’ questo accade per molte patologie croniche, in sei o sette fermate di metro a Roma, cosi’ anche a Parigi o New York, c’e’ molta differenza nell’incidenza di queste malattie, compreso appunto il diabete.

Ma come si ‘arriva’ ad educare le persone a mangiare bene? “Una delle tante cose che ci ha insegnato questa pandemia – risponde il professor Lenzi all’ agenzia Dire – e’ che c’e’ bisogno di fare educazione sanitaria nelle scuole, dove dovremmo anche imparare che forse e’ meglio mangiare un cibo un po’ piu’ sano e fare quei famosi ’10mila passi’ al giorno per ottenere qualche risultato”.
Dunque bisognerebbe insegnare agli studenti a mangiare bene, in maniera tale che poi possano loro stessi trasferire quelle buone norme alimentari in famiglia. A tal proposito alla Sapienza è stato appena ‘costruito’ un corso in Gastronomia legato sostanzialmente alla ristorazione collettiva.

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