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Milano

Bergamo, paziente oncologica deve attendere due anni per gli esami di controllo: “Pagando 422 euro li ho fatti in due giorni”

Pubblicato il 8 Marzo, 2024

Spesso si parla di prevenzione, ma fa sorridere (un sorriso amaro) quando questo invito così caloroso e premuroso si scontra con la realtà dei fatti della sanità italiana. Per sottoporsi ad alcuni esami nel pubblico possono passare mesi, addirittura anni, e di certo la malattia non aspetta.

Ne sa qualcosa una donna malata oncologica di Bergamo, B.S., che avrebbe dovuto attendere quasi due anni per sottoporsi a 4 esami urgenti. Non potendo attendere, pur avendo diritto all’esenzione dal ticket, ha dovuto rivolgersi al sistema privato riuscendo così ad avere un appuntamento dopo 2 giorni dalla richiesta, ma a fronte di un pagamento di 422 euro. Come riportato da Repubblica la donna ha raccontato la sua storia alla Cgil di Bergamo, accusando che in Lombardia chi ha i soldi può curarsi, chi non li ha rischia la vita.

Il raccontato della malata oncologica

Negli uffici della Cgil di Bergamo lo scorso 5 marzo la donna ha raccontato la sua triste vicenda. Il suo medico curante le aveva chiesto di sottoporsi a 4 esami urgenti prima del successivo controllo, così si è mossa con largo anticipo per prenotare gli esami richiesti: una mammografia, un’ecografia mammaria, un Rx torace e un’ecografia dell’addome completo.

Il medico sulla ricetta aveva indicato la classe di priorità P, cioè programmabile, per prestazioni da erogare entro 120 giorni. La donna ha detto che, per gli esami di cui aveva bisogno, fino all’anno scorso i tempi d’attesa erano di circa 6 mesi.

Tuttavia al telefono si è sentita dire che le prime date disponibili per i 4 esami erano alla fine del 2025, cioè quasi 2 anni. Essendo una malata oncologica la donna non poteva attendere tutto quel tempo, così si è dovuta rivolgere al privato, dove ha fissato gli esami giovedì 7 marzo.

Le contraddizioni della normativa regionale lombarda

Eppure nella normativa della Regione Lombardia viene stabilito che, se la struttura alla quale il cittadino si è rivolto non ha la disponibilità ad erogare la prestazioni entro tempi brevi, il Responsabile Unico Aziendale deve attivarsi per individuare altre strutture capaci di offrire le prestazioni entro i tempi indicati.

Inoltre sempre nella normativa si legge che, qualora sul territorio dell’Ats non fossero presenti le disponibilità richieste, la struttura scelta è comunque tenuta ad erogare le prestazioni con oneri a proprio carico, chiedendo poi al cittadino di riconoscere solo il valore relativo al ticket, se non esente.

La protesta della Spi-Cgil

Lo Spi-Cgil (Sindacato pensionati) di Bergamo ha quindi messo a disposizione dei cittadini danneggiati da liste d’attesa troppo lunghe un modulo da riempire e da inviare alle aziende socio-sanitarie per poi rivendicare presso la Regione quanto prevede la delibera.

Carmen Carlessi, segretaria dello Spi-Cgil di Bergamo, ha evidenziato che non è giusto che i cittadini che non hanno le possibilità economiche debbano rinunciare alle cure. Per questo motivo ha caldamente invitato i cittadini a rivendicare il loro diritto alla salute e a scrivere alle Asst alle quali si sono rivolti per fissare visite o esami, chiedendo che vengano erogati i servizi urgenti entro i tempi indicati dalla classe di priorità.

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