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Jordan Jeffrey Baby

Chi era Jordan Jeffrey Baby: il trapper suicida in cella

Pubblicato il 13 Marzo, 2024

Ha deciso di farla finita. Jordan Jeffrey Baby è stato trovato senza vita nella cella del carcere dov’era detenuto. E alla luce della tragica notizia, le parole che caratterizzano uno dei testi delle canzoni del trapper brianzolo, suonano come un sinistro presagio.

“Baby vuole quel Jeffrey, quel bimbo
Psicofarmaci e poi vedo triplo (Xan’)
Coca in corpo per sentirmi vivo (coca)
Bipolare cattivo
Se non sfondo mi uccido, io”,

cantava in “Baby”, manifestando quel malessere che, probabilmente, lo ha definitivamente soggiogato dove doveva scontare una pena a 4 anni e 4 mesi.

Nell’aprile 2023 Jordan era stato riconosciuto colpevole di rapina aggravata dall’odio razziale ai danni di un operaio di 42 anni originario della Nigeria.

L’aggressione era avvenuta in un sottopassaggio della stazione di Carnate (Monza e Brianza). Insieme con lui aveva partecipato alla rapina anche il trapper romano Traffik condannato a cinque anni e quattro mesi.

All’operaio nigeriano avevano rivolto minacce e frasi inequivocabilmente razziste, “sei nero ti ammazziamo”, immortalando il tutto anche un video.

Ieri, la drastica decisione. Quella che aveva già preso tempo fa, visto che aveva già tentato il suicidio e aveva confidato al suo avvocato di avere subito maltrattamenti e abusi durante la sua detenzione.

Motivi per cui era stato stato trasferito in una comunità pavese, dopo aver ottenuto la misura dell’affidamento terapeutico. 

Ma poi il Tribunale di Sorveglianza ha disposto il ritorno in carcere.

Il punto di non ritorno: lo hanno trovato con una corda al collo, morto a 27 anni, un passato infelice, drammatico, dal quale non è riuscito a sfuggire.

“Non eri una persona cattiva, non eri un criminale… ERI E SEI UN ARTISTA ED È PER QUESTO MOTIVO CHE CONTINUERAI A VIVERE PER SEMPRE”, scrivono così sulle pagine social dei fan del trapper

E promettono battaglia insieme con la famiglia del 27enne per fare luce su quel che lo ha portato all’estremo gesto.

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