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Femminicidi, “Le conseguenze”: lo sguardo delle madri e dei padri delle vittime

Pubblicato il 22 Agosto, 2023

Una mostra fotografica per raccontare gli sguardi sospesi di chi resta dopo un femminicidio, tra gli oggetti cari appartenuti alle donne uccise.

L’esposizione si intitola “Le conseguenze” e nasce da un progetto di Stefania Prandi, giornalista, scrittrice, fotografa freelance con uno sguardo attento ai temi femminili.

La mostra si potrà visitare a Piacenza dal 28 agosto al 16 settembre, presso lo Spazio Espositivo della biblioteca Passerini-Landi.

Stefania Prandi ha raccolto, durante tre anni, immagini di volti, oggetti, luoghi che raccontano lo sguardo di chi sopravvive al femminicidio e non si arrende alla violenza di genere. A vivere le conseguenze del femminicidio – termine con cui si intende l’uccisione oppure la scomparsa di una donna per motivi di genere, di odio, disprezzo, piacere o senso del possesso – sono madri, padri, sorelle, fratelli e figli.

A loro, sottolinea l’autrice, “restano i giorni del dopo, i ricordi immobili trattenuti dalle cornici, le spese legali, le umiliazioni nei tribunali, i processi mediatici, la vittimizzazione secondaria”.

Sono sempre di più le famiglie delle vittime di femminicidio che intraprendono battaglie quotidiane: scrivono libri, organizzano incontri nelle scuole, lanciano petizioni, raccolgono fondi per iniziative di sensibilizzazione e fanno attivismo online.

Lo scopo è fare capire alla società che ciò che si sono trovate a vivere non è dovuto né alla sfortuna né alla colpa, ma ha radici culturali e sociali precise, dovute al fatto che esiste ancora un diffuso senso di proprietà e di dominio degli uomini sulle donne.

Un lavoro, quello di raccontare i giorni di chi resta, senza spettacolarizzazioni, per testimoniare che l’assenza può tramutarsi in presenza attiva contro la violenza di genere.

Del progetto Le conseguenze fa parte il reportage narrativo pubblicato dalla casa editrice Settenove intitolato Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta.

LE DIDASCALIE E LE STORIE

1. Vera Squatrito è la madre di Giordana Di Stefano, uccisa a 20 anni dall’ex fidanzato Luca Priolo con 48 coltellate. Era il 7 ottobre del 2015. «Le mie giornate si dividono tra lavoro, famiglia e la mia lotta per sensibilizzare perché sono troppe le donne che muoiono per mano di uomini che non sanno nemmeno cosa sia l’amore». Giordana Di Stefano aveva una figlia di 4 anni quando è stata uccisa. Adesso Vera Squatrito vive con la nipote. Dice: “Suo padre si è disinteressato di lei da subito. Mia nipote ha sempre vissuto in casa con me e Giordana. Mia figlia è stata perseguitata da Priolo. Diverse volte si è introdotto di nascosto in casa nostra, la ossessionava con telefonate e messaggi. Lei ha denunciato. E lui l’ha uccisa a meno di 24 ore dalla prima udienza per stalking”.

2. Giovanna Ferrari sul suo letto di casa. Ha conservato i vestiti della figlia e ogni tanto ne indossa uno. Giovanna Ferrari è la madre di Giulia Galiotto. Da anni partecipa a manifestazioni, incontri nelle scuole contro le discriminazioni di genere, fa attivismo su Facebook postando ogni giorno notizie sulla violenza maschile contro le donne. È andata in televisione ed è entrata a fare parte dell’UDI (Unione Donne in Italia) di Modena. Ha aiutato una decina di donne che si sono rivolte a lei perché cercavano di scappare da rapporti violenti. Giovanna Ferrari, per difendere la memoria della figlia ha scritto un libro, Per non dargliela vinta (Edizioni Il Ciliegio, 2012).

3. Giovanna Ferrari ha tra le mani la catenella di Giulia Galiotto. È tra i ricordi della figlia che tiene con sé.

4. Renza Volpini ha perso la figlia Jessica Poli il 13 febbraio del 2007. È stata uccisa a 32 anni con 33 coltellate dal marito. Avevano un bambino di 4 anni. Renza Volpini dice: “Ho deciso che volevo essere utile ad altre donne. Ho iniziato a seguire le iniziative di altri madri di vittime di femminicidi, partecipando a presidi e manifestazioni. Sostengo le donne che mi cercano per dei consigli, provo a rassicurarle al telefono e poi, se vogliono, le accompagno nei centri antiviolenza”.

5. Giuliano Galiotto, padre di Giulia, non parla volentieri della figlia con gli estranei, è sua moglie ad avere un ruolo pubblico. Lui la accompagna sempre agli incontri, ma resta in disparte. “Chi osserva da fuori non sa come sono andate le cose. Sui giornali l’hanno chiamato “Il delitto di San Valentino”, “Crimine passionale”. Io e Giulia eravamo legati, parlavamo molto. L’ho sentita a Mezzogiorno, quel giorno in cui lui l’ha uccisa. Mi aveva chiamato lei, mi ha fatto ridere con una battuta, poi mi ha annunciato che aveva una cena con il marito”.

6. Giovanna Zizzo è la mamma di Laura, uccisa a 12 anni dal padre Roberto Russo, in casa, in provincia di Catania, il 21 agosto 2014. Lei, sua sorella e i suoi due fratelli dormivano. Nella notte Roberto Russo ha scritto un biglietto alla moglie Giovanna in cui le dava la colpa di quanto stava per accadere e l’ha accoltellata. La sorella Marika, di 14 anni, svegliata dalle urla della sorella, è riuscita a difendersi attirando l’attenzione dei fratelli maggiori. A causa delle ferite è entrata in coma per alcuni giorni. Giovanna Zizzo fa presidi nelle piazze, va nelle scuole, viene invitata nelle trasmissioni televisive. Quando Vera Squatrito ha perso la figlia Giordana Di Stefano, Giovanna l’ha chiamata. Da allora sono diventate amiche e collaborano nelle iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. 

CHI E’ STEFANIA PRANDI

Stefania Prandi è giornalista, scrittrice e fotografa. Ha realizzato reportage e inchieste in Europa, Asia, Africa e Sudamerica. Si occupa di diritti umani, sfruttamento sul lavoro, violenza di genere, questioni sociali, ambiente e cultura. Ha scritto due libri: ‘Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo’, sulle braccianti che subiscono molestie sessuali, ricatti e stupri nelle serre e nei campi di Italia, Spagna e Marocco; e ‘Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta’, sulle vittime di femminicidio e i loro familiari. Entrambi sono stati pubblicati da Settenove. Ha collaborato con testate nazionali e internazionali come IrpiMedia, National Geographic, Al Jazeera, El País, Radiotelevisione svizzera, Taz, Danwatch. Ha ricevuto riconoscimenti e premi in Italia, Svizzera, Germania, Belgio e Stati Uniti. 

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