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Il gioco del calcio? Piaceva anche a Urbisaglia nel I secolo d.C.

Il gioco del calcio? Si praticava anche nel primo secolo dopo Cristo

Pubblicato il 14 Luglio, 2020

Chi volesse farsi una passeggiata nello splendido scenario dell’Abbadia di Fiastra, “polmone verde” incontaminato a ridosso di Urbisaglia, può imbattersi nella stele funeraria che Venusta dedicò al marito Publio Petronio Primo.

“Publius Petronius mulieris libertus Primus lusor folliculator hic iacet Venusta et sibi”. Tradotto: qui giace Publio Petronio, liberto di donna, giocatore di palla. Venusta ha fatto questo monumento anche per sé”, il che ci rivela due fatti fondamentali: il primo è l’amore appassionato della donna per il nostro atleta, tanto da sottolineare che se lo porterà dietro anche da morto, il secondo che Publio giocava di professione.

Come ci spiega Enrico Ginellina, Il folliculus era un tipo di palla costruito da un involucro di pelle riempito d’aria (non molto diverso dal pallone attuale), per giocare negli sferisteri o nei campus. Del gioco ne ha parlato, anche se non diffusamente, anche Marziale.

Giocavano la pila trigonalis (una sorta di calcio con stadio o disposizione dei giocatori a triangolo), la pila paganica (quando la palla veniva riempita di piume) e l’harpastum (che significa “strappo” ed è un predecessore dell’odierno rugby). Anche a Urbisaglia si giocava al gioco precursore del calcio.

Venuti a conoscenza della cosa, i cittadini della meravigliosa cittadina, hanno richiesto a gran voce un acquisto di spessore come Publio Petronio, adesso che la squadra naviga a vista nelle categorie più dure del calcio dilettantistico.

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