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Irene Pivetti

Irene Pivetti: “Vivo con 1000 euro di pensione e abito in un dormitorio”

Pubblicato il 3 Dicembre, 2022

“Per un anno, ho messo sempre lo stesso jeans e lo stesso maglione, non avevo fisicamente voglia di esistere. Ma ho pensato: se muoio, do’ ragione a chi mi accusa e io non sono quella di cui scrivono loro. Leggere 45mila pagine che argomentano perché sei un truffatore è orrendo, se non lo sei”.

Così Irene Pivetti.

Da metà ottobre coordina il ristorante Smack, una mensa sociale del centro sociale di Via Tazzoli a Monza. E abita nel dormitorio adiacente: è più comodo perché non ha l’auto. E comunque non potrebbe permettersela.

A 59 anni è del tutto diversa da quella che eravamo abituati a vedere 28 anni fa mentre nei suoi tailleur ingessati suonava la campanella della Camera dei Deputati.

Sa reinventarsi la sorella di Veronica, anche lei alle prese con artigliate della vita.

Irene a soli 31 anni è stata la donna più giovane a ricoprire la terza carica dello Stato, poi conduttrice tv e ora è indagata su due inchieste per evasione fiscale (una sulle importazioni di mascherine dalla Cina, un’altra sull’export di Ferrari per la quale le hanno sequestrato 3,5 milioni di euro) che la dipingerebbero come un’imprenditrice “senza scrupoli”.

“Ci sono momenti in cui pensi qualsiasi cosa: la tua vita è a brandelli, la famiglia a pezzi, non hai più soldi e la tentazione di lasciarti andare c’è”.

Una confessione lucida quella di Irene Pivetti al Corriere della Sera.

Ora vive con 1000 euro al mese e lavora in una mensa sociale.

“Nel 2020, io avevo dovuto lasciare i miei uffici e sono stata accolta dalla Cooperativa Mac, che si occupa del reinserimento di ex detenuti, disoccupati e soggetti con fragilità. Ho cominciato a collaborare con loro. Quando il Comune ci ha chiesto di riaprire e gestire l’ex mensa, abbiamo accettato”.

La Pivetti, vive nel dormitorio sopra la mensa per comodità perché lavora dalle 6.30 alle 22.30, e ha una “microcasa” in affitto a Milano.

“Sono stata 15 giorni senza luce, perché per allacciartela guardano la capacità di solvenza in banca e ora la mia reputazione è considerata negativa. Per avere la corrente, ho dovuto trovare una persona che garantisse per me”.

Inchieste arrivate come un fulmine a ciel sereno per la 59enne.

“All’inizio, non puoi crederci, pensi che sia un errore, pensi: ora si accorgono che hanno sbagliato. E doloroso è sentire un mare di odio di cui non sai farti una ragione. Ai miei figli, ho detto: non dobbiamo cedere alla rabbia né covare rancore, non dobbiamo lasciarci cambiare”.

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