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Poliziotti arrestati: violenze, torture a senzatetto, furti. Le intercettazioni choc

Pubblicato il 7 Giugno, 2023

I “poliziotti ballerini”, li  aveva soprannominati un collega, dopo che il gruppetto di agenti aveva finto di non vedere delle irregolarità nel corso di una perquisizione. La decisione di chiudere un occhio era stata presa solo perché, nel mirino dell’ispezione, era finito il fratello del buttafuori che li faceva entrare in un locale senza pagare e saltando la fila.

L’agente si arrabbia con i colleghi, senza sapere di essere intercettato: “Cioè, dobbiamo fare attenzione guagliò! Soprattutto con il periodo storico che stiamo (…) Tutti e dieci che andate a ballare gratis (…) Salta la fila, parcheggia dentro… e dai! Le cose si sanno… Ma a ballare uno ci va. Solo che si prende il portafoglio e paga… Non è più la polizia degli anni Settanta!”. 

Gli agenti della sezione Volanti di Verona finiti nei guai, sono tutti poliziotti di provata esperienza. Alcuni hanno vent’anni di carriera alle spalle, ricostruisce il Corriere.

A leggere l’ordinanza con la quale il gip Livia Magri ha disposto gli arresti domiciliari per cinque di loro, il più spregiudicato sembra essere l’agente di polizia giudiziaria Alessandro Migliore che, coi suoi 25 anni non ancora compiuti, è anche il più giovane tra gli indagati.

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Alessandro Migliore

Originario di Torre del Greco (Napoli) risulta risiedere in uno degli appartamenti che il ministero mette a disposizione degli agenti. Tatuaggi ben in vista, orecchini, fisico scolpito, esperto di boxe e di una tecnica di combattimento insegnata alle forze di difesa israeliane, il krav maga.

Migliore viene descritto dal gip come un giovane che “tortura con sadico godimento” anche perché “manifesta chiara soddisfazione nel rievocare le violenze commesse”, che assume saltuariamente droghe e arriva a rubare le biciclette che trova incustodite lungo la strada.

Anche lui fa parte del gruppetto dei “poliziotti ballerini”: ha concorso a depistare la perquisizione- osserva il gip – solo per ricambiare il “trattamento di favore nel parcheggio di una discoteca o all’interno del locale, e garantirsi analogo trattamento per il futuro”.

Eppure, è proprio Alessandro Migliore che, con una buona dose di boria, finisce per inguaiare se stesso e i colleghi, vantandosi delle loro imprese con la sua fidanzata. Il 22 agosto, con il telefono sotto controllo, la chiama raccontandole di aver fermato un giostraio e che questo ha sbattuto volontariamente la testa contro il vetro. A quel punto, le spiega, è intervenuto un altro poliziotto “bello grosso”, che “apre la porta”.

“Tu hai dato una capocciata al vetro – gli fa – e adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta. Bom! bom! bom! E io ridevo come un pazzo”. Ma il giostraio insiste, insulta gli agenti e a quel punto Migliore lascia aperta la stanza di sicurezza (“l’acquario”, lo chiamano) “in modo tale che uscisse, perché io so che là dentro c’è la telecamera… Appena è uscito (…) ho caricato una stecca, amò, bam! Lui chiude gli occhi e va di sasso per terra… È svenuto… Hai presente il ko?”. A quel punto arriva un collega: “Boom! Gli ha dato un calcio nella schiena (…) L’ha tartassato di mazzate”. La fidanzata sembra divertita: “Minchia, li menate proprio, eh”. E lui: “Mamma mia”.

Dalle carte dell’indagine emerge che alcuni poliziotti tenevano per sé piccole somme di denaro trovate nelle tasche delle persone fermate. Ma anche droga. Il solito Migliore spiega alla fidanzata di aver portato in questura un marocchino (“Gli ho tirato una secca, un pugno”) e perquisendolo “è saltato fuori un pezzettino di fumo”, un grammo di hashish. “Indovina chi ce l’ha? Sììì!”. La ragazza gli chiede: “Dai fammi provare” e per il gip è la conferma che l’agente si è tenuto la droga per uso personale.

Sempre Migliore, stavolta racconta di “due barboni in un bar”, uno dei quali viene caricato sulla vettura di servizio per essere condotto in Questura. “Ha iniziato a sbroccare (…) Allora io gli ho fatto una presa, gli ho calciato fuori e poi l’abbiamo portato dentro insieme. No, vabbé, gli abbiamo tirato due-tre schiaffi a testa, ma così, giusto per…”. 

Una volta condotto nell’”acquario”, il vagabondo dà in escandescenze. “Ci stava un collega… Lui mi rispetta perché sa che io faccio boxe, krav maga, comunque mi ha visto alcuni episodi de menà, e quindi c’ha quel rispetto reciproco… Allora, io stavo con i guanti e giravo intorno all’ufficio (…) dicevo: che faccio? Lo bombo oppure no, lo bombo oppure no? Allora il collega , quello che fa arti marziali, mi fa: occhio che c’è la telecamera (…) Mi levo il cinturone e faccio: dai mo’, che famo? Minchia, l’ho preso e l’ho portato fuori dalla cella… Allora si è buttato a terra… L’ho alzato, l’ho messo in piedi, e ho fatto: sinistro-destro-pam-pam! Tant’é che il collega fa: “Grande Ale, grande!”. Gli ho dato un sinistro-destro. Basta, si è spento. L’ho portato dentro la cella, ho preso lo spray  (urticante, ndr) e gliel’ho spruzzato tutto sulla faccia”.

Dopo aver fermato un altro senzatetto, vengono intercettate le conversazioni tra due degli agenti arrestati: il 35enne Filippo Failla Rifici e il 45enne bellunese Roberto Da Rold. 

“Maledetto marocchino di m…” sbotta Rifici, accusando il vagabondo di un gesto inconsulto. Un collega gli chiede: “Com’è che Roberto (Da Rold, ndr) non l’ha ammazzato?”, e proprio Da Rold suggerisce: “Lo buttiamo là, nella casa abbandonata, prende una scarpata…”. Failla Rifici lo incalza: “Mi raccomando Roby: quelle che non gli hai dato prima, dagliele dopo (…) Gli è andata pure bene che non gli ho fatto la doccia col secchio d’acqua”. Infine, di nuovo Da Rold: “Io adesso ho imparato a dare le cinquine più piano”.

Gli investigatori intercettano anche la conversazione tra un assistente capo che dice ad alcuni agenti di stare attenti, perché sospetta che qualcuno stia indagando: “Evitiamo di alzare le mani nell’acquario (…) perché, non si sa per quale motivo, sono andati a vedere le registrazioni (della telecamera presente nella stanza di sicurezza della questura, ndr). Iniziano a controllare… Quindi, se dovete dare qualche schiaffo, nei corridoi”.

Dalle carte, emerge anche come Alessandro Migliore si ritenesse ormai al di sopra della legge.

“Una pessima personalità” lo definisce il gip, commentando le conversazioni nelle quali spiega alla fidanzata che sta rubando una bicicletta e proprio non si capacita di come il proprietario potesse averla lasciata incustodita.

Lei risponde che gliene regalerà una a Natale, ma il poliziotto replica che non ne ha bisogno, perché lui, le bici, “è solito rubarle”.

Ma l’inchiesta si allarga. Sono 17 gli altri indagati.

Nei loro confronti la Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l’applicazione di misure
interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice sottolinea che nei loro confronti “occorrerà fissare il preventivo interrogatorio prima della decisione”. Verrà dunque emessa un’altra ordinanza relativa a questi eventuali provvedimenti. Il Questore Roberto Massucci, come noto, ha comunque già disposto nelle scorse settimane lo spostamento d’ufficio per 23 poliziotti in servizio al reparto Volanti. 

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