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Presidenzialismo sì o no? D’Arienzo Pd: “Ricordate i pieni poteri di Salvini”? Renzi: “Presidente arbitro”. M5S, il 33% lo vorrebbe

Pubblicato il 1 Dicembre, 2021

Democrazia diretta o logica del contrappeso: quale preferisci? Ripercorriamo l’approccio della politica al presidenzialismo, a cominciare da una piccola esclusiva. Vincenzo D’Arienzo, senatore della Repubblica, segretario d’aula del gruppo Pd dal 25 marzo 2021, ha dichiarato: “E’ un dibattito lezioso, una chiacchierata: in questa legislatura non ci sono i tempi e i modi per modificare la Costituzione e non si farà nulla. E’ sempre necessario un sistema di pesi e contrappesi, prima di parlare di una rafforzata azione di governo. Non ragiono al contrario. Bisogna che sul tavolo ci siano le riforme e che, oltre a vincere le elezioni, si sappia governare.

Per convincere quelli come me, la democrazia deve essere sempre al sicuro. Non si può correre il rischio che il Paese sia portato con sé da frange estreme, che governino da sé la Cosa pubblica, come per esempio quelle capeggiate da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non posso dimenticare l’immagine di Salvini sul palco, che (come sanno tutti) aveva chiesto agli italiani pieni poteri. Ragionare sul sistema francese, poi, non ha rapporti con la realtà: la Francia è molto diversa dall’Italia, per cultura e storia”.

Forza Italia, invece, è per il presidenzialismo, con il Caimano che come è noto vuol concorrere per il Quirinale. Echeggiano ancora (dal 2017, anno della morte) le parole di Altero Matteoli: “Il  presidenzialismo è la riforma istituzionale che darebbe una vera svolta di modernità. Le altre riforme, pure utili, da sole non garantirebbero la semplificazione e l’efficacia nella gestione della cosa pubblica che i cittadini si attendono. Per la Destra italiana il presidenzialismo da trent’anni è l’obiettivo, il sogno politico da realizzare e quindi non posso non condividere la decisione di Berlusconi e di Forza Italia di ritornare sull’argomento con un’iniziativa che coinvolgerà gli italiani. Vediamo se la sinistra di Renzi saprà guardare lontano, se avrà una visione politica di grande respiro, o se invece avranno la meglio, ancora  una volta, i pregiudizi tattici verso una svolta storica che guarda solo agli interessi degli italiani e non all’orticello di qualche partito o di qualche leader politico“.

Grandi raccolte di firme promosse dalla Lega hanno riguardato l’elezione diretta del capo dello Stato. Matteo Salvini ha la vocazione del leader plenipotenziario, a più riprese ha domandato pieni poteri ed è definito come detto, con qualche correzione collegiale nell’ambito del partito, “uomo solo al comando”. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, poi, ha fatto parlare di sé in una chiave insolita. L’uomo del Carroccio, intervistato nell’ultimo libro di Bruno Vespa, nell’ipotesi di Mario Draghi al Colle, si è rivolto ai suoi interlocutori con queste parole: “Anche da lì guiderebbe il convoglio, sarebbe un presidente della Repubblica che allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”. Quindi un “semipresidenzialismo de facto”, che chiede di essere discusso.

Per il Colle, il centrodestra aspetta Italia Viva. E Matteo Renzi? Sulla corsa al Quirinale afferma: “è giusto votare un candidato tutti insieme, dalla Meloni ai grillini, da Salvini ai dem. Questo perché il presidente è l’arbitro, non un giocatore. Votare insieme al centrodestra, poi, in questo passaggio è un dovere istituzionale e algebrico, visto che stavolta hanno i numeri dalla loro parte”. Già nel giugno 2020 l’uomo politico fiorentino dichiarava: “Ritengo necessario, e del tutto probabile, che molto presto si parlerà di nuovo della Grande Riforma. Non è più tempo di bluff”, per questo “credo sia giunto il momento di prendere il coraggio a due mani, di accettare la sfida e introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio dei ministri“.

Giuseppe Conte è ora con i Cinquestelle, dopo una capillare azione da presidente del Consiglio che lo ha portato nelle case di tutti gli italiani, con le sue dirette. Uno scenario presidenzialista sarebbe a lui congeniale? Il 33% del suo elettorato, secondo Il Foglio, sarebbe d’accordo con un simile scenario. Poi non bisogna dimenticare che la democrazia in virtuale dei Pentastellati è sempre e comunque una democrazia diretta.

Presidenzialismo? Giorgia Meloni tra gli affezionati. Marco Marsilio (FdI), governatore dell’Abruzzo, parlando dei Caimano alla presidenza della Repubblica, è stato chiaro in merito all’opinione del suo partito. Si è espresso in questo modo: “Il centrodestra ha una candidatura unitaria sul Quirinale, candida in maniera unitaria sindaci, presidenti di Regione e sostiene governi omogenei. L’unica condizione che ha posto il mio partito, correttamente, è se esiste un piano B, cioè, se non c’è la condizione per eleggere Berlusconi al Quirinale, dobbiamo scegliere tutti insieme quale sarà il candidato presidente della Repubblica“.

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