Nel febbraio del 2019, nella libreria alle sue spalle, durante un collegamento tv il direttore de Il Fatto quotidiano aveva posizionato un rotolo di carta igienica con impresso il volto di Renzi.
L’ex premier non la prese bene e decise di denunciare Marco Travaglio.
Ne iniziò un lungo braccio di ferro giudiziario.
Renzi, nell’atto di citazione, aveva chiesto 500mila euro per i danni “morali, esistenziali, patrimoniali e non patrimoniali” causati dall’esposizione di quel gadget.
Il senatore di Firenze, inoltre, per aver abusato dello strumento processuale, dovrà risarcire il giornalista con 42mila euro, oltre ad altri 30.641 tra spese legali, oneri accessori e Iva.
La sentenza, contro la quale Renzi annuncia appello, è stata firmata dalla giudice Susanna Zanda.
A leggere il documento emerge un passaggio in particolare, che rivendica il diritto di satira: «“Un personaggio politico in uno stato democratico deve tollerare immagini satiriche della sua persona e del suo volto, anche impresse su gadget come quello di causa, perché solamente in un regime totalitario è vietato criticare o ridicolizzare un personaggio politico”.
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