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Senato, no alle pellicce: emendamento dice no ad allevare e uccidere animali per questo motivo (pro e contro)

Senato, no alle pellicce: emendamento vieta di allevare e uccidere animali per questo motivo (pro e contro)

Pubblicato il 22 Dicembre, 2021

Non più immolati in nome della bellezza. Cambia via via l’orientamento in ambito internazionale: gli animali non sono cose e hanno diritti. Qualcosa si muove anche a casa nostra, dove sono considerati esseri senzienti. C’è un emendamento alla manovra in discussione al Senato, firmato dalla capogruppo di Leu al Senato Loredana De Petris, sostenuto da altri 9 senatori e approvato dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama: sono vietati l’allevamento, la riproduzione in cattività e uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie, allo scopo di ricavarne pelliccia. In deroga, è consentito agli allevamenti di mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. Come indennizzo, sono stanziati 3 milioni di euro.

La Lav, (Lega Antivivisezione), sul proprio sito ha commentato: “Una vittoria frutto dell’instancabile lavoro di contatto, informazione e collaborazione portato avanti in questi anni con tutti i soggetti istituzionali coinvolgibili, e che condividiamo con le decine di migliaia di persone che hanno sostenuto la nostra battaglia e firmato le nostre petizioni”. Ogni anno, nel Bel Paese, si uccidono più di 60mila visoni. Vale davvero tanto farne sfoggio mostrando eleganza? Simone Pavesi, responsabile dell’Area moda animal free, si è espresso in questo modo: “L’Italia è un Paese più civile, abbiamo messo la parola fine ad una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile che non ha più motivo di esistere in una società civile dove il valore di rispetto per gli animali, in quanto esseri senzienti, è sempre più diffuso e radicato”.

La campagna #EmergenzaVisoni (2020) aveva avuto come risultato la temporanea sospensione degli allevamenti fino al 31 dicembre: due ordinanze sono state firmate dal ministro della Salute Roberto Speranza. Il provvedimento ha “evitato la nascita di 40mila esemplari altrimenti destinati a diventare pellicce”, poiché era stato scoperto un focolaio in un allevamento olandese.

Ora, c’è l’emendamento approvato: è previsto lo smantellamento, entro il 30 giugno 2022, dei 5 allevamenti rimasti in Italia. Le sedi sono nelle province di Brescia, Cremona, Forlì-Cesena, Ravenna, L’Aquila. Secondo l’associazione ambientalista, un decreto del Ministero della Transizione ecologica, del Ministero dell’Agricoltura e del Ministero della Salute sarà emanato entro il 31 gennaio 2022: regolerà cessione, sterilizzazione e detenzione dei visoni in strutture preferibilmente gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute. I visoni devono essere salvati, ma non liberati.


Roberto Tadini, presidente dell’Associazione italiana pellicceria, non è contento: “Questo voto cancella un pezzo di made in Italy e un intero settore produttivo, in un momento storico che vede una pandemia in corso e una Nazione nuovamente provata dalla permanenza del virus. Gli allevamenti di visoni italiani sono un’attività legittima, regolamentata, certificata, controllata. Garantiscono una produzione di qualità, sono ispezionati da revisori autonomi e seguono il protocollo WelFur per il benessere degli animali in allevamento, il sistema riconosciuto dalla Commissione europea e inserito nella banca dati sull’autoregolamentazione”.

Tadini: “bandito un pezzo di storia”

Tadini ha aggiunto: “Riteniamo che con questo gesto sia stato bandito un pezzo di storia di questo Paese. Il nostro appello va al Presidente Draghi e al suo senso di responsabilità per rivedere quella che a nostro parere è stata un’operazione ideologica inserita in una legge senza avere alcun legame con necessità di bilancio di Stato. L’allevamento di visoni in Italia è un segmento economico piccolo, ma è un’eccellenza nel mondo. Appartiene a una tradizione e a una cultura rurale di secolare memoria. Siamo colpiti e amareggiati. Il nostro grazie va alle forze politiche e ai senatori che hanno provato ad opporsi a questo ‘esproprio ingiustificato’”.

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