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Avezzano, Mario Babbo e l'aggregazione delle forze cittadine: 'Senza una squadra, non si arriva da nessuna parte' (intervista)
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Avezzano, Mario Babbo e l’aggregazione delle forze cittadine: ‘Senza una squadra, non si arriva da nessuna parte’ (intervista)

Pubblicato il 27 Luglio, 2020

Una candidatura che piace: il nome dell’avvocato Mario Babbo come candidato sindaco si è diffuso in chiave cittadina (proposto da Italia viva, poi dal Partito democratico, che ha deciso di convergere sul progetto. Quest’ultimo è un ambito nel quale in precedenza era stato preso in considerazione l’avvocato Verdecchia, che ha abbandonato la partita, ma non la gara e si candida come consigliere in una lista civica, in appoggio del candidato sindaco Gianni Di Pangrazio). Il nome però non esce dai tavoli del centrosinistra, che in questo caso si associa per una soluzione allargata: il candidato non è la sintesi di quei tavoli, ma proviene da un’azione consapevole, con e per la base. Il motore principale, occorre ricordarlo, è di natura civica: è quel che dà ulteriore lustro alla stessa scelta partitica. Con il centrosinistra c’è una convergenza programmatica, i due progetti si sono incontrati. C’è chi pensa che Gianni Di Pangrazio sia espressione della vecchia nomenclatura cittadina. I nomi nuovi e promettenti, che provengono dal tessuto connettivo della città ora mostreranno le proprie capacità, al fine di governarla, fuori da schemi precostituiti.
Abbiamo raggiunto e intervistato il candidato. Queste le sue parole. “La mia è una candidatura che nasce dal basso. I partiti, del resto, sono fatti dalle persone e ho con me tutta gente perbene. Italia Viva ha svolto un ottimo lavoro, concentrando le diverse forze. Le forze politiche propriamente dette permettono il dialogo con le istituzioni e possono dialogare a livello governativo, per i fondi europei”.
Qual è il tuo punto di forza? “Ho una caratteristica tra mille difetti: so fare lavoro di squadra. Ho trascorso molte ore piacevoli e costruttive sui campi da rugby. Senza una squadra, non si arriva da nessuna parte. Il rugby porta a una convinzione: è utile sacrificarsi per gli altri. La battaglia da svolgere è a livello territoriale: è l’ultima occasione per il territorio, dopo il periodo del commissariamento. Come forza civica cresciamo di giorno in giorno, il consenso aumenta passo passo. Siamo tanti candidati sindaci, tanti giovani quarantenni. Tutto è cominciato un anno fa: ho percorso il territorio con i miei amici e compagni. Mi hanno individuato come rappresentante. Fino a febbraio, non c’è stato nessun accordo con le forze di partito. Ora con me ci sono quattro gruppi di natura civica, due di natura politica”.
Come raggiungere quel che ci si prefigge? “Gli obiettivi si raggiungono con le competenze, tenendo a mente quel che la legge permette. Siamo giovani, ma con mille capacità da mettere in pratica: sappiamo come fare“.
La presenza femminile è importante? “Abbiamo incominciato con poche donne, ora avviene il contrario: le esponenti del gentil sesso sono il motore del gruppo, sono pragmatiche e concrete. Ci danno una grossa mano“.

La prima scelta del sindaco in città: rimuovere le barriere architettoniche

Che cosa deve fare in città un sindaco? “La prima cosa da fare ad Avezzano è una battaglia di civiltà: a prescindere dai programmi dalle mille pagine di principi ispiratori. Bisogna che i cittadini abbiano a disposizione una città fruibile, organizzata e dotata dei necessari servizi. Bisogna rimuovere le barriere architettoniche, senza se e senza ma. Non credo in una battaglia economica per stabilire chi è più forte: bisogna dialogare con pari dignità e collaborare con i paesi intorno alla Marsica, dialogare con gli altri sindaci”.

La politica dei programmi: Sicurezza, Sanità e Giustizia


Parliamo ancora di progetti da mettere in pratica. “La sicurezza deve essere garantita. Sono un papà che si muove per la città con i suoi bambini e sua moglie: bisogna poter transitare nei nostri spazi in maniera serena”.
In che condizioni versa la sanità? “Qui si parlava di un ospedale nuovo, ma già quello che c’è viene depotenziato quotidianamente. Basti pensare che il Governo regionale vuole propinarci dieci posti come pre-triage (il triage è la scelta, tra più pazienti, di quelli maggiormente bisognosi di cure, ndr), ma non fa cenno al fatto che il day surgery già è stato tolto. Non fa cenno al fatto che Chirurgia vascolare, che qui rappresenta un’eccellenza, è stata dimezzata nei posti letto: da venti sono diventati dieci ed è stata accorpata con Chirurgia generale. Non c’è un piano sanitario che riguardi il nostro territorio e credo che vi sia la necessità di stoppare queste ulteriori spoliazioni che stanno facendo. La Sanità è un tema fondamentale, di sedici primariati ce ne solo 4 all’Ospedale di Avezzano. Qualcosa bisogna fare, ma se ne può occupare soltanto chi è libero di fare le battaglie del proprio territorio“.
Che cosa avviene nell’ambito del Tribunale? “Il Tribunale di Avezzano rimane aperto in deroga. Non è possibile che venga meno questo presidio di legalità. Prima di questa avventura, nel 2009 ho fatto parte di coloro che lo hanno occupato. Ci sono studi al Ministero con la mia firma. Nel nostro gruppo civico è presente, per esempio, il presidente del comitato di salvaguardia del Tribunale. Questi ha lavorato affinché cinque regioni firmassero una proposta referendaria, poi si è optato per una soluzione tecnica; ci si aspetta che il problema sia declinato in chiave politica. Parliamo di un volume annuo nell’ordine di 2500 cause civili e 2000 consulenze tecniche”.

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