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Covid, a Noale gli alpini sistemano un ospedale dismesso

L’Associazione Nazionale Alpini ha realizzato un altro importantissimo intervento nell’ambito dell’emergenza Covid: su richiesta e d’intesa con la Regione Veneto, in base alla convenzione tra la Regione stessa e l’Ana, la Protezione Civile Alpina del 3° Raggruppamento ha infatti ripristinato e rimesso in efficienza in pochi giorni un grande edificio dell’Ospedale di Noale (in provincia di Venezia).

Pubblicato il 19 Novembre, 2020

L’Associazione Nazionale Alpini ha realizzato un altro importantissimo intervento nell’ambito dell’emergenza Covid: su richiesta e d’intesa con la Regione Veneto, in base alla convenzione tra la Regione stessa e l’Ana, la Protezione Civile Alpina del 3° Raggruppamento ha infatti ripristinato e rimesso in efficienza in pochi giorni un grande edificio dell’Ospedale di Noale (in provincia di Venezia).

Il blocco ospedaliero, di cinque piani più il tetto, era in disuso da una decina d’anni: gli Alpini hanno provveduto a rimuovere vecchi arredi, impianti e pannellature, sistemare i serramenti, ripristinare le piastre delle coperture (che sono state impermeabilizzate) e ripulire le facciate. Il primo piano adesso è operativo, mentre per gli altri si attende a giorni il completamento degli arredi: a regime l’edificio potrà ospitare 150 pazienti.
In questa preziosa opera sono stati impegnati, in turni successivi, 485 volontari alpini provenienti dalle Sezioni di Bassano, Belluno, Conegliano, Feltre, Padova, Valdobbiadene, Venezia, Verona, Vicenza, Vittorio Veneto e Treviso. Squadre di otto alpini ciascuna sono ancora impegnate in questi giorni nella rifinitura dei dettagli.
“Ancora una volta – sottolinea il Presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero – gli alpini hanno risposto con rapidità ed efficacia ad un’esigenza del nostro territorio. Nel ringraziare tutti i volontari con la penna nera che hanno reso possibile questo nuovo piccolo miracolo, non posso non sottolineare quanto sia importante per il Paese poter disporre sempre di personale formato e preparato per le emergenze: è un’ulteriore dimostrazione della fondatezza della nostra proposta di creare per i giovani un servizio obbligatorio alla Patria che, in forme moderne e condivise, vada proprio in questa direzione”.  

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