Sarebbe, insomma, una sorta di porta per l’aldilà.
La nuova teoria arriva da due archeoastronomi, l’italiano Giulio Magli del Politecnico di Milano, e Juan Antonio Belmonte, dell’Instituto de Astrofísica de Canarias e Universidad de La Laguna di Tenerife.
La loro teoria aiuta così a spiegare la funzione originaria del monumento che si trova vicino ad Amesbury, nello Wiltshire, in Inghilterra, a circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury.
Oggi, invece, dice il PoliMi, “gli archeologi hanno un’immagine piuttosto chiara di questo monumento come luogo degli antenati”.
L’archeoastronomia, che spesso utilizza le immagini satellitari per studiare l’orientamento di antichi siti archeologici, “ha un ruolo chiave in questa interpretazione poiché Stonehenge – prosegue il PoliMi – mostra un allineamento astronomico rispetto al sole in connessione sia all’alba del solstizio d’estate che al tramonto del solstizio d’inverno”.
Secondo i ricercatori, ciò spiega un interesse simbolico dei costruttori per il ciclo solare, molto probabilmente legato alle connessioni tra vita ultraterrena e solstizio d’inverno nelle società neolitiche.
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