Pubblicato il 21 Febbraio, 2022
“Gentile Ammiraglio, anche questa sera come tante altre volte ho chiamato la vostra sala operativa per riferire di 2 pescatori di frodo intenti a pescare con bombole e lampade luminose, avvalendosi dell’appoggio di un barchino scuro con motore fuoribordo grigio chiaro”.
Comincia così la Pec inviata al comandante della Capitaneria di Porto di Catania da un cittadino che non riesce a voltarsi dall’altra parte, che non ne può più dello scempio compiuto quotidianamente nelle acque antistanti la scogliera su cui si affaccia il lungomare del capoluogo etneo. Una denuncia corredata anche da foto e video, uno dei quali è quello che vi mostriamo.
“Anche questa volta ho fornito luogo, indirizzo, numero civico e anche questa volta mi è stato risposto che non avevate personale da mandare da terra, e che dal mare non sarebbero potuti intervenire – si legge nella mail – Anche questa volta questi FARABUTTI si sono fottuti i ricci, gli occhi di bue, i polpi e forse anche il mauro, che mio figlio, abile apneista, non è mai riuscito a vedere nella sua ancor breve esistenza. In compenso, decine di catanesi domani mattina potranno andare nelle migliori pescherie e potranno mangiare prelibatezze che nessun apneista può più vedere, ne tanto meno pescare”.
“Vede signor Ammiraglio, nonostante la vostra indifferenza, io continuerò a chiamarvi, a mandarvi Email, PEC, filmati e foto, sperando di trovare tra di voi un novello Comandante Pietro Ricci (l’ex vertice della Capitaneria di Porto etnea, ndr), uomo integerrimo, che si muoveva con destrezza e motivava i suoi uomini al rispetto delle leggi vigenti – conclude – Gentile Ammiraglio, se finora le mie numerose segnalazioni sono rimaste tra voi e me, questa mia PEC verrà inviata a giornalisti ed ai vostri superiori, perché si sappia che se da un lato ci sono cittadini che cercano di collaborare, dall’altro c’è qualcuno che preferisce rimanere comodo in sala operativa aspettando il 27 del mese”.
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